CONSIGLI DI ZONA E MUNICIPI: 50ANNI D'ILLUSIONI PER LE PERIFERIE

Quella del Decentramento è la storia delle illusioni. I regolamenti dei CdZ sono sempre rimasti insabbiati. Da tre anni ci sono i Municipi, insabbiati anche loro?

Prima i Consigli di Zona (dal 1969) e adesso i Municipi (dal 2016). La storia del Decentramento a Milano, cioè il tentativo di ri-dare un’Amministrazione alle periferie, è una storia di 50 anni di alti e di bassi o, meglio, di un solo “alto”, il Regolamento del 1977, di un “mezzo alto-mezzo basso”, il Regolamento del 1997, e di un' infinità di “bassi” e “bassissimi”. Una storia che ha visto impegnate circa 4.500 persone, tanti sono stati i consiglieri che hanno calcato le sedi del Decentramento milanese, prima 20 e poi 9. Una storia fatta da un’infinità di speranze, puntualmente accompagnata da un’altrettanta infinità di illusioni (ma, anche da una bella porzione di rassegnazione e di attese mal riposte…).
ANTICHI COMUNI - Una storia che ha tentato di restituire - ai territori degli antichi Comuni del circondario milanese - la capacità amministrativa della quale furono espropriati con l’aggregazione all’allora Comune di Milano, in particolare nel 1923: Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino, mentre prima lo fu Turro (1918) e poi Rogoredo, Lorenteggio e Ronchetto (1924). Così, con l’accentramento a Palazzo Marino delle funzioni amministrative, gli antichi Comuni divennero e sono le “periferie urbane” di Milano.
DECENTRAMENTO - Ma, i Regolamenti del Decentramento sono rimasti regolarmente… insabbiati (potere della “burocrazia”?). Infatti, il Regolamento del 1977 è rimasto lettera morta per 20 anni. Tra l’altro, all’art. 19 prevedeva competenze in tema di Edilizia Residenziale Pubblica, uno dei problemi più grossi di Milano: «I Consigli di Zona deliberano le destinazioni d’uso e le affittanze di locali, edifici e aree del Comune con destinazione a usi sociali e del patrimonio immobiliare di reddito… e anche il patrimonio edilizio dell’IACP (oggi ALER/Metropolitana Milanese, ndr) nell’ambito di appositi accordi con tale ente secondo le compatibilità di legge».
Ma, di tale previsione, come peraltro di quasi tutte le altre, non se ne fece nulla. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Poi, anche il Regolamento del 1997 è rimasto lettera morta per 19 anni (fino al 2016, insomma fino a ieri, non secoli fa! e ciò vorrà pur dire qualcosa…). In tal senso, è utile rammentare quanto affermato nel 2001 nel “Libro bianco sulla governance europea” dalla Commissione Europea, cioè che se la condizione delle periferie delle grandi città si presenta piuttosto differenziata, «comuni sono, invece, i punti deboli di uno sviluppo equilibrato riferibili sia alla mancanza di identità, sia all’assenza di un’organizzazione amministrativa adeguata (la cosiddetta “governance”), che abbia l’obiettivo di definire una strategia complessiva». Intanto, sono trascorsi quasi 20 anni.
ORGANIZZAZIONE COMUNALE - Adesso, c’è il Regolamento del 2016 per i nuovi Municipi, peraltro sminuito rispetto ai precedenti (per esempio, come detto, non prevede nulla in tema di Edilizia Residenziale Pubblica). Ma, come vanno le cose? Dai riscontri di questi primi tre anni, non sembra ci siano stati particolari cambiamenti. Certo, tra Presidenti, Assessori e Consiglieri c’è l’impegno e anche l’entusiasmo dell’avvio della consigliatura (ma, ne è già trascorsa oltre metà). Però non basta essere attivi, fare delle cose: bisogna fare le cose che servono alle periferie e avere una conseguente organizzazione dell’Amministrazione comunale che, invece, non c’è: «l’attrezzatura culturale e tecnica di chi amministra le città è rimasta la stessa, con le sue settorialità, con le sue piante organiche, le sue strutture formate da competenze separate» (Alessandro Balducci, in “Il governo della città complessa”, 2018).
Infatti, solo per citare uno dei numerosi esempi che si potrebbero fare, anche l’approvazione di qualche posto auto di un quartiere periferico deve passare dalla scrivania dell’Assessore alla Mobilità del Comune di Milano che, però, è già intasata tra cantieri MM, Area B, tram, Navigli futuribili in apertura. Ma, allora, che ci stanno a fare i 9 Assessori alla Mobilità dei 9 Municipi? E così si continuano a rincorrere le emergenze.
VOLONTARIATO - Nei confronti delle Periferie, l’Amministrazione comunale deve essere coerente: non può chiedere a cittadini e associazioni di darsi da fare e di promuovere iniziative culturali e sociali, da una parte, e, dall’altra, sfrattare le Associazioni che usano locali comunali in convenzione o locazione, solo per aumentare l’affitto (come accaduto a fine 2018 al Circolo Perini che dal 1962 è attivo a Quarto Oggiaro!), mettendo così a rischio anni di impegno e di fatiche di centinaia di volontari, mentre ci sono centinaia di spazi vuoti, che sono un costo per tutti noi. È troppo chiedere il rinnovo automatico di locazioni e convenzioni per associazioni ed enti che hanno rispettato gli impegni? Certo, da Palazzo Marino è più difficile vedere quel che accade nelle periferie della nostra città, mentre dai Municipi qualcosa in più si potrebbe vedere. Ma, tant’è.
RESPONSABILITA’ - Allora, quella dei Municipi non deve essere l’ennesima occasione persa. Bisogna prevedere e rendere operativa una “gestione complessiva del territorio” e delle numerose funzioni comunali che vi operano. Altrimenti, tutto l’impegno per le periferie continuerà a essere solo una sommatoria di buone intenzioni, di energie e risorse impegnate, ma con magri risultati. Perché è vano affermare che si vuole una Città “policentrica”, se non c’è una conseguente Amministrazione “policentrica”. Quindi, questa è una responsabilità che devono avere Sindaco, Assessori e Consiglieri del Comune di Milano. Ma, forse ancor di più, è una responsabilità dei 279 Consiglieri dei nove Municipi di Milano. Ma, anche di tutta la città.
 Walter Cherubini
Consulta Periferie Milano

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