E' MORTO AMOS OZ

È morto venerdì 28 dicembre, a Tel Aviv, lo scrittore israeliano Amos Oz. Era nato a Gerusalemme il 4 maggio 1939, con il nome di Amos Klauser, e aveva in seguito mutato il suo cognome in Oz, che in lingua ebrea significa "Forza". Amos Oz è stato l'autore di 18 romanzi e 450 fra articoli e saggi, tradotti in circa trenta lingue. Molti dei suoi scritti sono ambientati a Gerusalemme, città nella quale oltre che nascere ci ha anche vissuto, cosa che del resto narra nel suo romanzo autobiografico "Una storia di amore e di tenebra", uscito nel 2002 il quale racconta le vicende del nascente Stato di Israele e le sue successive vicissitudini. A quindici anni il futuro scrittore va a vivere in un kibbutz, per poi in seguito: come del resto gran parte dei suoi compatrioti, arruolarsi nelle forze armate di difesa israeliane e combattere nelle varie guerre che periodicamente squassano il suo popolo e sconquassano quelli altrui. Fra le più importanti: la guerra dei Sei Giorni nel 1967 e quella del Kippur nel 1973. Amos Oz non era uno di quegli ebrei arciconvinti di essere il popolo prescelto da Dio e di potere per questo fare tutto ciò che è possibile fare perché il fine (e la fine: altrui) giustifica il mezzo. Era anzi fautore della soluzione dei due Stati, vale a dire del progetto di far sorgere lo Stato arabo nella parte Ovest della Palestina storica dove già erano residenti gli arabi della Cisgiordania e quelli della Striscia di Gaza. Gli arabi che invece già si trovavano in Israele, avrebbero avuto: se d'accordo, la nazionalità israeliana. Purtroppo molti: arabi in primis, non erano d'accordo, forse perché più propensi alla soluzione finale di tristemente hitleriana memoria. Amos Oz ha cercato di scrivere lucidamente con lucida scrittura "quello che era intorno a me", come ebbe modo di affermare. "Il mondo scritto" - continua - "gira sempre intorno alla mano che sta scrivendo, indipendentemente da dove sta scrivendo: il posto in cui sei è anche il centro dell'universo". Sosteneva anche, il grande scrittore, che il conflitto israeliano-palestinese non è una guerra di religione o di cultura, ma piuttosto una controversia possessoria che non si risolverà con una maggiore comprensione ma con un compromesso doloroso. Il primo romanzo di Amos Oz è stato pubblicato nel 1965, e si intitola "Terre dello sciacallo". L'ultimo nel 2017, "Tocca l'acqua tocca il vento". Buona parte dei suoi libri li scrisse all'interno del kibbutz dove viveva e lavorava, ma siccome lavorava: male, la terra, ottenne di farsi via via esentare da quel lavoro per dissodare invece che quella l'animo umano nei suoi vari romanzi e articoli e saggi. Il suo nome è - insieme a quelli di David Grossman e di Abraham Yehoshima - una parte della Trinità autoriale che Israele può giustamente permettersi di vantare. Quello che gli ebrei nel mondo hanno dovuto passare a causa di farabutti assurti al potere, e a casa loro oltretutto, è cosa talmente terribile da faticare a credervi. Proprio l'altro giorno, su Rai Tre, è andata in onda la replica di una puntata del programma di Augias "Quante Storie", dove era stata ospite tempo fa la senatrice Elena Segre. Fa impressine ascoltare i suoi ricordi, ciò che ha passato dapprima negli anni Trenta ancora bambina, l'apartheid dalle scuole frequentate da chi ebreo non era, l'interdizione dai pubblici uffici, il menefreghismo del Santo Uffizio, il coprifuoco che dovevano rispettare stabilito da chi non rispettava loro, per poi: nella prima metà degli anni Quaranta, la partenza forzata dal luogo in cui vivevano per essere internati in un campo di concentramento dove lavorare come bestie senza ricevere neppure il necessario sostentamento che alle bestie generalmente non viene fatto mancare ma che i generali e gli alti e bassi ufficiali nazisti e loro sodali si guardavano bene dal fornire. Per poi: molti dei prigionieri, morire di stenti o finire uccisi nelle camere a gas e nei forni crematori. Ecco: tutto questo non andrebbe mai dimenticato sebbene ciò non toglie che anche gli israeliani devono cercare sì di difendersi dagli attacchi spesso vigliacchi, ma non di attaccare né tantomeno di sottomettere popolazioni che già si trovavano presenti in quella terra definita Terra Santa ma che da quando nel 1948 lo Stato di Israele è stato fatto nascere anche per difendere gli interessi di altre Nazioni - Gran Bretagna in primis - è stata tutto fuorché Santa. 

Antonio Mecca


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