A2A: fino a cinque anni di attesa per la sostituzione di un led

Illuminare in modo sostenibile le nostre città e le loro bellezze architettoniche è per noi un servizio emozionante oltre che utile. Crediamo che illuminare le città significa valorizzarle, dar loro una luce nuova. Per questo motivo chiediamo anche il tuo aiuto.

Con queste toccanti ed empatiche parole la pagina segnalazioni guasti illuminazione pubblica dell’A2A ci rende partecipi del loro impegno e ci esorta a collaborare per una città mai in penombra. Sul sito del Comune di Milano, dedicato sempre alla stessa tematica, si può leggere invece:
“L’illuminazione pubblica è un servizio importante e fondamentale per i cittadini, in quanto permette di aumentare i livelli di sicurezza, reale e percepita, nei quartieri della città”.
La penna o, in questo caso, la tastiera potrà anche essere più potente della spada ma non di una lampadina bruciata. Ci sono giunte segnalazioni dalla zona Monforte al limite del parossismo: e parliamo del centro di Milano non osando nemmeno cimentarci con la situazione nelle periferie. Nella settimana scorsa è stata sostituito il led del lampione all'angolo tra Viale Premuda e la sciccosissima Via Sottocorno: prima segnalazione del guasto da parte dei cittadini, cinque anni fa.
Gli addetti di A2A si sono sempre dimostrati professionali e disponibili, profondendosi in parole di tempestivo intervento e comprensione per il disagio. Tuttavia e logicamente, hanno sempre aggiunto che un unico led non può giustificare un'uscita da parte dell’azienda. Fatto in seguito smentito dalla sostituzione delle lampade adiacenti ai locali di Giacomo ristorante, appena cento metri dall'imbocco della Sottocorno. Ma questa è un'altra storia fatta di italici misteri e civiche incongruenze: la novella signoria Giacomo, con tanto di emblema rinascimentale, ha colonizzato da tempo la via dedicata al patriottico ciabattino zoppo. Oltre allo storico ristorante possiamo trovare un bistrot, una tabaccheria, una pasticceria, una gastronomia e un laboratorio. La raffinata clientela, che certo non può rimanere al buio, ha anche a disposizione parcheggiatori privati… Su suolo pubblico. In curva, doppia fila, sulle strisce pedonali è sempre presente una pletora di automobili e, enigma meneghino, mai un ghisa che solo per sbaglio passi da quelle parti.
Ad ogni modo, torniamo al punto in questione: cinque anni, costi o non costi per l'azienda e da qualsiasi verso la si voglia prendere, rimangono un tempo assurdo per la sostituzione di un led. In via Mameli, alcuni residenti, entusiasti per l’affabile solerzia telefonica di A2A e forti del fatto che tre lampioni sono spenti da tempo, rimangono in attesa. Prima segnalazione, sette mesi fa. Non per deludere le loro aspettative ma se le tempistiche di intervento restassero quelle note “adda passà ‘a nuttata”, una notte a tempo indeterminato in totale antitesi ai famigerati livelli di sicurezza, reale e percepita, che l'illuminazione pubblica dovrebbe garantire nei quartieri della città.
Protetti da un'oscurità pre rivoluzione industriale, ragazzotti in motorino hanno cominciato a stazionare nella suddetta via elargendo stupefacenti a una clientela non proprio occasionalmente di passaggio. Nulla di cui stupirsi: perché non approfittare di una strada poco trafficata e male illuminata per i propri illeciti affari?
La rete pullula di articoli e blog che lamentano il buio urbano conseguito dalla nuova rivoluzione a led. Ma la male amalgamata tribù di internet ha sempre un motivo per mugugnare ed ognuno è convinto di aver la verità in tasca. I led bianchi sono dannosi perché emettono onde blu in grado di alterare il bioritmo; l'inquinamento luminoso causa danni ambientali, culturali, etc.; il risparmio energetico è prioritario per il nostro futuro; l'arredo urbano costituito dai nuovi lampioni fa schifo.

Punti di vista opinabili e al contempo veritieri ma, rimanendo coi piedi per terra, una terra tutta meneghina, l'unica fonte di inoppugnabile disappunto è rappresentata dalle vacue parole prive di costrutto. Dagli spot pubblicitari che si sostituiscono alla concretezza; da un marketing da due soldi, fatto di frasi fatte, che tenta di rimpiazzare la congruenza; dall'intento di impressionarci con termini ridondanti (complici una povertà lessicale disarmante e un infantilismo sociale ben coltivato), facendoci scordare la sostanza. 
Ogni singolo aspetto delle nostre vite è ormai svilito e ridotto a un prodotto da reclamizzare o vendere a scapito del buon senso. Ma se questa città rimane al buio, non esiste patinata perifrasi o pomposa auto celebrazione che regga. È ora di riaccendere la luce. Anche quella delle nostre menti.

Riccardo Rossetti

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