PERICOLOSITÀ DELLE MAFIE E DI COSA SONO LE MAFIE OGGI

Nel Paese e nell’opinione pubblica non c’è la percezione di cosa sia la mafia.

Su cosa sia oggi la criminalità organizzata al Nord sarebbe utile rileggere la Relazione conclusiva dei lavori della Commissione Parlamentare Antimafia della scorsa Legislatura: non siamo di fronte a infiltrazioni ma in questi territori la presenza mafiosa è ormai questione nazionale. Aggiungerei, oggi, che le mafie sono un problema internazionale e sono certo che le forze dell’ordine ma anche il nuovo presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che ha grande sensibilità su questo, possano mettere in campo iniziative utili perché è chiaro che serve una legislazione europea per fronteggiare il fenomeno.
A dimostrare poi che gli insediamenti delle mafie ci sono i dati delle inchieste, i risultati delle sentenze e anche le ricerche dell’Università degli Studi di Milano, coordinate da Nando Dalla Chiesa, che dimostrano come la presenza della criminalità organizzata sia variegate e multiforme. 
A Brescello, per esempio, si è scoperto che oltre alle infiltrazioni mafiose nell’economia c’era anche un insediamento territoriale della ‘ndrangheta. Lo stesso è avvenuto a Sedriano e in altri piccoli Comuni, fino a poco tempo fa insospettabili. Le presenze locali in cui è organizzata la ‘ndrangheta, quindi, ci sono e non sono solo distaccamenti ma operano sui territori e decidono, mentre rimandano alla casa-madre in Calabria la risoluzione di ogni controversia.
La mafia, poi, ha scelto di non sparare. La ‘ndrangheta, in particolare, ha scelto di abbandonare l’esercizio militare. Questo non significa che non abbiano gli arsenali, ma li tengono nascosti. Spesso nel passato la mafia viveva anche della propria visibilità mentre adesso tutto questo non c’è, anzi viene volutamente evitato.
Stiamo parlando, quindi, di organizzazioni che hanno una straordinaria capacità di cambiare e, in particolare, di cambiare sulla base delle leggi che lo Stato mette in campo per contrastarle. Ecco perché c’è bisogno di molta attenzione e di un continuo aggiornamento.
Molti Procuratori che si occupano di antimafia stanno cominciando a domandarsi se l’attività principale della ‘ndrangheta sia ancora il traffico di droga o se, invece, non stiano delegando ad altri quella parte per occuparsi di colonizzare l’economia legale.
La ‘ndrangheta entra in molti modi nelle imprese e sceglie quelle in cui c’è la possibilità di distribuire appalti e subappalti e, attraverso questi, dare lavoro e, quindi, alimentare un canale di consenso.
La ‘ndrangheta, si interessa di sanità perché è un settore che dà prestigio sociale e consente di presentarsi come credibili agli occhi dei cittadini. Questo sta avvenendo anche al Nord, non solo nelle ASL della Calabria, come ha dimostrato anche la recente inchiesta su Pavia. 
Al Nord, in particolare, la ‘ndrangheta non è molto interessata agli appalti pubblici: è più utile, evidentemente, avere qualcuno dentro i Consigli Comunali per accelerare delle pratiche o i funzionari che possono orientare aiuti e sussidi per alcune famiglie, cosa utile per ottenere più consenso sociale. E succede che c’è un pezzo di mondo dell’economia che non ha nessuna remora ad avvalersi dei servizi offerti dalla ‘ndrangheta (penso a servizi finanziari o al recupero crediti con metodi intimidatori).
Nelle scorse settimane, con una delegazione del PD, siamo andati in Veneto a verificare la situazione dopo che erano emerse delle inchieste sulla ‘ndrangheta in quei territori e ci è stato detto che il Veneto è la Regione con la più alta predisposizione all’evasione fiscale e la priorità sono i soldi per cui non c’è da stupirsi se molti imprenditori non si sottraggano di fronte alla ‘ndrangheta che offre possibilità di vantaggi.
Ma tutto questo, però, ed è preoccupante, non produce alcun allarme sociale.
Le mafie, invece, sono state battute quando, insieme a ottimi investigatori e alla migliore legislazione messa in campo, c’è stato un forte impegno e una forte attenzione da parte dell’opinione pubblica. 
Per questo è importante spiegare che le mafie sono presenti e pericolose anche se non sparano, perché le centinaia di miliardi che vengono immessi nell’economia legale sono un drammatico problema per la democrazia del Paese. E sarebbe il caso che Salvini, in uno dei suoi innumerevoli travestimenti, indossasse il vestito di ministro dell’Interno e affrontasse la questione, magari venendo anche qualche volta in commissione Antimafia, dove invece è latitante.
La questione è molto complessa e non facile da spiegare ma andrebbe fatto con urgenza perché altrimenti si rischia di trasformare la lotta alla mafia nelle semplificazioni stucchevoli e inutili del nostro ministro dell’Interno, che applaude ogni mattina alle retate di un po’ di spacciatori ma, quando si parla di inchieste sui colletti bianchi non dice niente e, peggio, consente la promulgazione di leggi, come il decreto “Sblocca-cantieri”, ispirate a un abbassamento delle tutele di legalità proprio dove oggi la mafia è più aggressiva, cioè nell’economia, come ha fatto notare anche Raffaele Cantone in un’audizione in Parlamento.
Franco Mirabelli

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