ANCHE IL DIVORZIO È UNA SORTA DI DELITTO

Matthew Hope il personaggio creato da Ed McBain

L’avvocato Matthew Hope è il secondo grande personaggio seriale creato da Ed McBain. Esordisce nel 1978, con il romanzo “Goldilocks”. Dapprincipio McBain non intendeva dare avvio a una nuova serie; addirittura, secondo le sue stesse parole, il romanzo non doveva neppure essere un mystery bensì trattare la storia di un uomo che si appresta a divorziare dalla propria moglie.

Sarà però che - sempre secondo le parole dello scrittore - anche il divorzio è una sorta di delitto, sarà che mentre costruiva la trama andava prendendo sempre più forma nella sua mente una vicenda poliziesca, ecco che il romanzo si trasformò in un vero e proprio mystery, con tanto di assassinio multiplo. In questo caso, lo sterminio di una famiglia.
Tre anni prima, nel 1975, l’autore con il romanzo “Where There’s Smoke” aveva avuto invece l’intenzione di avviare una nuova serie d’affiancare all’ormai già avviato 87° distretto il quale esisteva già da vent’anni esatti. Il protagonista: Benjamin Smoke, è un ex tenente di polizia di 48 anni (la stessa età avuta da McBain in quel periodo) che ritiratosi dal servizio svolge di tanto in tanto delle indagini quasi fosse un investigatore privato pur non avendo mai richiesto la regolare licenza. Forse quest’ibrido tra il detective privato classico e l’ex poliziotto che - forte della sua esperienza passata - si mette al servizio di un cliente finì per spiazzare il lettore, facendo sì che il romanzo non ottenesse il successo che forse meritava. Ed ecco, tre anni dopo, l’arrivo di Matthew Hope. Matthew - nel primo romanzo - è un giovane avvocato di 36 anni proveniente dall’Illinois dove ha esercitato la professione forense per sette anni, finendo poi per trasferirsi in Florida, Stato in cui si trova ormai da tre anni, nell’immaginaria città di Calusa, dove lavora nell’agenzia “Summerville e Hope”.
Nel primo romanzo è ancora sposato con Susan, dalla quale ha avuto una figlia: Joanna. Il suo matrimonio però già comincia a scricchiolare, e lui inizia così una relazione con un’altra donna, che avrà breve durata. La serie è composta di 13 romanzi, che si diramano nell’arco di vent’anni esatti: dal 1978 al 1998. Nell’ultimo: “The last best hope”, è presente anche Steve Carella, che riceve per telefono la richiesta dall’avvocato di Calusa di aiutarlo nell’indagine che sta svolgendo e che dirama i suoi tentacoli nella città dove opera l’87° distretto.
Inizialmente la forma narrativa scelta da McBain è in prima persona, dove a narrare le sue avventure, i suoi sentimenti, i suoi presentimenti è l’avvocato stesso. In seguito, a partire dalla quinta storia: “Snow White and Rose Red” McBain pur iniziando il romanzo in prima persona, spesso finisce per alternarla con la terza, forma di narrazione a lui più congeniale perché gli permette di inserirsi come Autore evitando di far parlare dall’inizio alla fine un unico personaggio e dandogli modo di seguire anche gli altri nelle loro azioni. 
A metà del ciclo lo scrittore inserisce una serie di storie il cui titolo richiama quello di alcune fiabe famosissime: “Cinderella”, “Puss in Boots”, “Beauty and the Beast”; altre meno note: “Rumpelstiltskin” (lo gnomo bizzoso presente in alcune favole tedesche), e di altre invece un semplice richiamo: “Snow White and Rose Red”, appunto.
La nuova ambientazione utilizzata da parte di McBain, il protagonista che non appartiene alla polizia ufficiale, i titoli intriganti che mantengono nello sviluppo intricato delle trame ciò che hanno promesso nell’intestazione assicurano anche questa volta il più che meritato successo all’autore.
Il più famoso avvocato della letteratura poliziesca è stato senza alcun dubbio Perry Mason, creato dall’ex avvocato Erle Stanley Gardner nel 1933. Dopo di lui ne sono seguiti altri, i più famosi sono quelli ideati da Scott Turow e John Grisham. Caratteristica dell’avvocato dei romanzi è generalmente quella di non accettare la difesa di assassini rei confessi, serial killer, mafiosi, terroristi. Cosa questa che nella vita reale avviene purtroppo di rado. Perché - nella vita reale - il lavoro è il lavoro, e più un avvocato riesce a togliere dai guai giudiziari un grosso colpevole e più ne ricaverà pubblicità e denaro dovuti alla sua abilità; e al diavolo la moralità della giustizia. Invece nella letteratura, quella poliziesca in particolare, gli avvocati difensori sono di solito onesti idealisti, e se capita loro di difendere un colpevole è perché loro stessi sono stati ingannati da quella che inizialmente consideravano una vittima. Matthew Hope non fa eccezione. Entra in azione per difendere innocenti o presunti tali, conducendo in porto nel migliore dei modi l’inchiesta affidatagli, anche se spesso alla fine resta l’amaro in bocca perché i finali delle storie di McBain non sono sempre rassicuranti come quelli dei romanzi con Perry Mason o zuccherosi come in altri romanzi o film del lontano passato, che venivano propinati a lettori e spettatori di bocca buona quasi fossero animali addestrati di quel grande circo che la vita è, per premiarli di un esercizio bene eseguito. A quei tempi, quando la vita sembrava molto più semplice perché molto più schematica, romanzi e film del genere e di genere avevano sulle persone un effetto terapeutico; in seguito siamo cresciuti e diventati complicati, e quel modo di raccontare non ci va più. Anche se ne rimane comunque la nostalgia.
Parallelamente alla vicenda poliziesca, si assiste a quella personale dell’avvocato Hope, nel primo romanzo è sposato con la propria moglie. Mano a mano che il ciclo proseguirà Matthew conoscerà e amerà altre donne, ultima delle quali sarà Patricia Demming, vice procuratore distrettuale. Matthew Hope verrà spesso affiancato nelle sue indagini dall’agenzia investigativa diretta dal nero Warren Chambers al quale si affianca dapprima la bella Toots Kiley, una ragazza bianca con problemi di droga della quale Warren si innamora riuscendo a farla disintossicare, e poi anche l’investigatore privato Guthrie Lamb, proveniente da New York come Frank Summerville, socio di Matthew. Lamb ha lasciato New York per la Florida alla fine degli anni ’50, è intorno alla settantina (proprio come Evan Hunter, visto che il primo romanzo in cui il detective appare è “Gladly the cross-eyed bear”, uscito nel 1996, quando l’autore aveva all’incirca quell’età essendo nato nel 1926) ed è il classico investigatore privato dell’altrettanto classica letteratura poliziesca di quel periodo, già protagonista nel 1952 dei primi due racconti pubblicati da Evan Hunter con lo pseudonimo di Hunt Collins. Pur essendo lo scrittore refrattario alla figura standard dell’investigatore privato, sembra però subirne in qualche maniera il suo manierismo.
Lamb - che ricorda nel cognome la prima parte del cognome originario dello scrittore: Lombino - è un po’ sbruffone ma simpatico, ed è soprattutto un buon detective. Anche questi romanzi, come del resto tutti i libri dell’autore americano, sono ben scritti e godibili da leggere, e quindi la serie si è rivelata da subito azzeccata e resterà bene in rilievo in quella solida colonna della letteratura che il poliziesco rappresenta e che Evan Hunter - Ed McBain ha saputo costantemente onorare dall’inizio alla fine della sua onorata carriera di scrittore di mystery.

Antonio Mecca

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