UNO TSUNAMI PER LA SANITÀ: L'IDEA DELL'INFETTIVOLOGO

Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco di Milano, ha descritto l'epidemia che sta tenendo l'Italia col fiato sospeso

Non c’è sosta all’ospedale Sacco di Milano, struttura di riferimento della Regione Lombardia per l’epidemia da coronavirus. I dati, resi noti dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, sono impietosi per la Lombardia che ad una settimana dai primi casi di virus in Italia, è la regione col più alto tasso di contagiati del paese. Lavoro e ore piccole per i sanitari dell’ospedale che ogni giorno vedono arrivare nuovi pazienti con altrettante diagnosi da emettere.
Intervistato dal Corriere della Sera Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco, si è detto preoccupato per quanto sta avvenendo in Italia:
“Siamo in piena emergenza. Sì, sono preoccupato. È accaduto quello che molti di noi temevano e speravano non accadesse. Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia”.
“Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi”
 - ha sottolineato Galli.
Secondo l’infettivologo dell’ospedale Sacco, che negli scorsi giorni ha isolato il ceppo italiano del virus, “i quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente, è verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri, dalla semplice necessità di aiutarli con l’ossigeno fino a doverli assistere completamente nella respirazione”.
A chi ha paragonato il virus all’influenza stagionale Galli risponde seccamente: “Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive”.

“La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme” - ha sentenziato.

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