Abitare popolare periferico: Mapping San Siro

Renzo Piano: "Salviamo le periferie, trasformiamole in città".

Oggi bisogna salvare le periferie, i prossimi trent’anni devono essere destinati a trasformare le periferie in città, perché se non lo facciamo sarà la barbarie. Più chiaro di così, qualora ce ne fosse ancora bisogno, non poteva essere l’appello che l’architetto e senatore a vita Renzo Piano ha rivolto anche a docenti e studenti del Politecnico di Milano in occasione della recente apertura dell’anno accademico. E, tra gli altri, le Università milanesi potrebbero fare davvero molto per Milano. Ma, nello specifico, il Politecnico cosa fa? 
Polisocial - Da circa due anni e mezzo, con “Polisocial” il Politecnico ha voluto affiancare a Ricerca e Didattica una “terza missione”: l’Università mette le competenze che sviluppa al suo interno al servizio di tutta la città, della comunità. Con due obiettivi: responsabilità verso gli studenti, che stanno facendo il loro percorso universitario e responsabilità verso la società.  Un confronto diretto con la città e le comunità che la abitano, per trattare questioni urbane e sociali complesse. Il progetto del Politecnico è unico in Italia ed è possibile anche grazie al favore e alla sensibilità di docenti, che già da anni si cimentano in esperienze singole, portando gli studenti fuori dall’università, sul campo. E operare sul campo è anche una specifica richiesta degli studenti. Mapping San Siro - Preceduto dal progetto “Vuoti a rendere”, che ha sguinzagliato decine di studenti in alcuni quartieri popolari milanesi (Chiesa Rossa, Gallaratese, Niguarda, Quarto Oggiaro e Solari), agli inizi del 2013, nell’ambito del Dipartimento di Architettura e studi urbani, ha preso avvio Mapping San Siro, nata come esperienza di ricerca-azione nel quartiere di edilizia pubblica San Siro. In particolare, per una decina di giorni, una quarantina di studenti, con base ospitata nella Scuola Cadorna di via Dolci, hanno lavorato a delle mappe rappresentative del quartiere, incontrando le realtà associative e gli abitanti, anche i più anziani, che “finalmente vedono qualcuno che si interessa a loro”.
A partire dagli elementi raccolti, sono stati immaginati degli scenari di possibile evoluzione del quartiere nei prossimi anni, individuando anche dei piccoli interventi immediati. Ma, l’appetito vien ricercando. 
Così, terminato il workshop, docenti e studenti, che si erano appassionati al quartiere, hanno tentato di mettere radici. 
30mq - Le radici sono state messe in via Abbiati 4, in uno spazio commerciale da tempo in disuso di 30mq, reso disponibile da Aler. E “trentametriquadri” è anche il nome dello spazio, una nuova luce nel quartiere, che studenti e docenti hanno provveduto a riattare, ritinteggiandolo e arredandolo con materiale di recupero.
Poi, ci hanno messo anche delle grosse fioriere, recuperate anche quelle: sono state un po’ un banco di prova con i residenti che, dapprima, si sono mostrati scettici sulla durata, preoccupati da possibili vandalismi. Adesso, invece, portano fiori e piante.
Allora, dicevamo che le Università milanesi possono aiutare Milano. L’inizio c’è, ma agli studenti e docenti di Architettura potrebbero associarsi quelli di Sociologia e di Giornalismo, coinvolgendo non decine, bensì migliaia di studenti “sul campo” (ogni anno sono circa 2.500 i nuovi iscritti alle facoltà citate), aiutando Milano a passare dall’indifferenza all’attenzione.
Li aspettiamo!
Walter Cherubini
Consulta Periferie Milano


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