MARIO GIROTTI DA TERENCE HILL A DON MATTEO

Terence Hill è nato col nome di Mario Girotti il 29 marzo 1939 a Venezia da padre originario di Amelia in provincia di Terni, e da madre originaria di Dresda. All'età di quattro anni la famiglia si trasferisce in Sassonia. Tornerà in Italia, ad Amelia nel 1945 all'età di sei anni. Il 1950 è  l'anno di esordio in una piccola parte nel film di Dino Risi "Vacanze col gangster", sempre in piccole parti il giovanissimo attore reciterà per tutto il corso degli anni '50, continuando a studiare dapprima al liceo classico e poi all'università in Lettere e Filosofia, a Roma. Nel 1964, anno di esordio del western nostrano, all'età di 25 anni tornerà in Germania per interpretare alcuni film, tra i quali western tratti dai romanzi di Karl May, l'Emilio Salgari tedesco. Il genere western europeo nacque in Germania, e non in Italia. Ma mentre i loro film erano ricalcati sul modello americano, i nostri avevano uno stile tutto autoctono. Prima della partenza fece in tempo a ottenere il ruolo di un garibaldino nel film di Visconti "Il gattopardo", dal capolavoro letterario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Rientra in Italia nel 1967, ivi chiamato per sostituire l'attore Peter Martell - Pietro Martellanza - che si era fratturato un piede e dovette dichiarare forfait. Ecco così la grande occasione per Mario Girotti non ancora Terence Hill: quella di essere protagonista di un western italiano diretto da Giuseppe Colizzi e a fianco di Bud Spencer - Carlo Pedersoli. Il film, girato in esterni in Almeria provincia di Madrid, riscosse un grande successo di pubblico e scosse i produttori a produrne di nuovi, spianando la strada della celebrità alla neo coppia Girotti-Pedersoli, la quale dovette scegliersi un nome anglosassone per il mercato internazionale. Quello scelto da Girotti: Terence Hill, fu un omaggio alla madre Hildegard Thieme, della quale utilizzò le iniziali rispettivamente per il cognome e il nome, oltre al fatto che Terence Hill suonava bene. In quello stesso anno l'attore conobbe sul set una giovane attrice americana di origine tedesca: Lori Zwicklbauer. Dopo quel primo film Hill-Spencer reciterà -sempre per la regia di Giuseppe Colizzi - anche nei western successivi "I quattro dell'Ave Maria" e "La collina degli stivali". Ma è il 1970 l'anno chiave per la coppia, che aprirà loro le porte di un successo durato vent'anni che porterà loro fama e denaro. Il regista E.B.Clucher (Enzo Barboni) li sceglierà per il western "Lo chiamavano Trinità", il cui protagonista doveva essere inizialmente Franco Nero. A questo punto è forse interessante rimarcare come l'impronta tedesca ricorra spesso nella biografia di Terence Hill-Mario Girotti. La madre era tedesca. Lui trascorse in Germania l'infanzia per poi - dopo oltre dieci anni in Italia farvi ritorno per tre anni. La moglie era originaria della Germania. La madre di Enzo Barboni: la signora Clucher, era tedesca. Dal matrimonio con Lori Hill l'attore italiano ebbe due figli: Jess, e  Ross, quest'ultimo adottato e morto purtroppo all'età di 16 anni in un incidente stradale. Terence Hill ha vissuto per molti anni nel West, prima di fare ritorno in Italia intorno al 2000 per interpretare il ruolo di Don Matteo, una sorta di Padre Brown che originariamente doveva essere interpretato da Giancarlo Magalli. Poi fortunatamente questo ruolo venne affidato a un galantuomo come Terence Hill, il quale credette così tanto nel personaggio da pretendere - giustamente - di poterlo interpretare con la sua voce, dopo anni in cui veniva doppiato dalla bellissima voce di Pino Locchi, doppiatore tra gli altri di Sean Connery e Tony Curtis. Giunta alla sua dodicesima serie, "Don Matteo" chiuderà i battenti nel 2020, a vent'anni esatti dalla prima serie. Terence Hill: che ha girato 33 film a partire dal 1967 e 40 prima ancora con il suo vero nome, è stato ed è un attore bravo munito di quella simpatia ed empatia che fa presa sul pubblico al di là della macchina da presa, stringendolo fra le sue morse non nel classico mordi e fuggi ma fra i morsetti di una batteria che lo ricarica fino a consentirgli di procedere nuovamente per la sua strada munito di buonumore e serenità.      

Antonio Mecca


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