CUORE, di Edmondo De Amicis
- 26 luglio 2019 Cultura
CUORE (1886), di Edmondo De Amicis
INCIPIT: Oggi primo giorno di
scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in
campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla sezione Baretti a
farmi iscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna, e
andavo di malavoglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due
botteghe di libraio erano affollate di padri e madri che compravano
zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s’accalcava tanta
gente che il bidello e la guardia civica duravano fatica a tenere sgombra la porta.
FINIS: Garrone fu l’ultimo
che abbracciai, nella strada, e soffocai un singhiozzo contro il suo
petto: egli mi baciò sulla fronte. Poi corsi da mio padre e da mia
madre. Mio padre mi domandò: - Hai salutato i tuoi compagni? –
Dissi di sì. – Se c’è qualcuno a cui tu abbia fatto un torto,
vagli a dire che ti perdoni e che lo dimentichi. C’è nessuno? –
Nessuno, - risposi. – E allora addio! – disse mio padre, con la
voce commossa, dando un ultimo sguardo alla scuola. E mia madre
ripeté: - Addio!
E io non potei dire
nulla.