IL GIOCOLIERE DELLA LETTERATURA 41

Il ragazzo aveva vissuto il proprio carpe diem con voracità, sicuro di sé e del proprio futuro, convinto che Marie fosse stata una stupida, una povera cretina priva di coraggio e quindi meglio allora che se ne fosse andata. Lui invece intendeva restare in quella bella città spagnola piena di luce, di sole, di vita. E di belle ragazze dai corpi ben modellati, i volti sorridenti, piene di gioia di vivere e di fiducia nella vita. EJoseph ne aveva le scatole piene della femminilità francese, spesso fredda e altezzosa che qualcuno definiva raffinata. Talmente raffinata da restare ben poco di solido. Cosa avrebbe risposto alla ragazza di turno alla domanda sul come si manteneva? La risposta che le veniva spontanea era sempre la stessa: di rendita. Uno zio ricco era schiattato al momento giusto destinandogli una somma più che discreta che gli consentiva di condurre una esistenza altrettanto discreta. E all’inferno se non ci avesse creduto!

Adesso era lì, insieme a Lucia, una splendida ragazza di 22 anni che aveva iniziato l’università l’anno prima e si manteneva agli studi di Economia facendo economia, appunto, su quanto il suo lavoro di cameriera gli offriva. Arrotondava con la compagnia di uomini giovani o meno giovani, belli o meno belli, simpatici o meno simpatici i quali cercavano di aiutarla con qualche offerta spontaneamente elargita. Non sempre Lucia accettava poiché non si considerava una prostituta. Soltanto con chi a lei piaceva o perlomeno non dispiaceva.

- Beato, tu che puoi gestire il tuo tempo come meglio credi - gli disse la ragazza in spagnolo accompagnando il tutto con un sorriso leggermente ironico. - Io invece se non lavoro non tiro su nulla e nulla posso permettermi.

- Tu tiri su ben altro, e ben in alto! - disse il giovane. - Perché sei una ragazza formidabile, Lucia, una vera e

propria bomba sexy.

- Sono antimilitarista - lo ragguagliò lei. - L’unica bomba che tollero è quella alla crema, che però non tollerano molte parti del mio corpo.

- E che anche stasera non tollereranno per via di quello che mangeremo.

- Te gusta la cucina spagnola, eh?

- Sì. Anche se forse non è molto varia. Troppa paella alla fin fine satura lo stomaco.

- A te quella che satura di più è la sangria - osservò la ragazza. - Sembra sempre, nel vederti in azione, che hai succhiato poco prima un’acciuga.

- E invece è un altro pesce che ho succhiato, o meglio: che mi ha succhiato. E cioè una splendida sirena.

- Guarda che io non ho la coda, bensì un paio di gambe di tutto rispetto.

- Già. La mia vista e il mio tatto ne sanno qualcosa!

Le si avvicinò, attirandola a sé. Il suo profumo, il suo corpo sodo, lo sguardo di brace e la simpatia implicita nel sorriso, negli occhi, nella parlata lo inebriavano al punto tale da voler mettere un punto fermo nella sua vita. Lucia era la ragazza che gli ci voleva, una splendida fanciulla che non aveva molti anni in meno rispetto a lui che di anni ne aveva 27, per cui la differenza era passabile.

- Allora: andiamo a cena? - le propose.

- Sono soltanto le otto - le ricordò lei. - E poi credevo di averti saziato già io…

- Sì, ma quello che tu rappresenti per me non ha nulla a che vedere con lo stomaco.

Lei scoppiò a ridere, divertita.

Uscirono insieme diretti sul lungomare, e da qui, all’eternità che solo il mare sembra saper garantire. Ristoranti e bar punteggiavano la spiaggia, occupati da turisti. C’era un ristorante tutto italiano alla fine del lungomare, in una zona edificata oltre che da bar e ristoranti anche da graziose villette multicolori. I due uomini seduti a un tavolino situato sul lato opposto del viale, con il ristorante “Enzo” a vista, osservavano il traffico umano procedere indolente lungo il viale: uomini, donne, bambini, adolescenti e cani, tutti felici di essere lì, di essere vivi e con dentro di loro quasi una certezza: quella di un’altra vita che generosa li avrebbe accolti, una vita fatta di sole, di cielo azzurro, di mare caldo e calmo. Cosa aveva scritto Darc in un suo romanzo degli anni ’50, a proposito del mare, della spiaggia, del caldo? Che l’essere umano aveva come la percezione in quei momenti di trovarsi parcheggiata prima di ascendere al Cielo e a un’altra, e alta, meravigliosa esistenza.

I due poliziotti francesi sedevano l’uno di fianco all’altro senza parlare, attenti al traffico umano.

Poi lo videro: a fianco di una bella ragazza mora prosperosa, quel tipo di donna che gli spagnoli chiamano morena, una bruna bella e vistosa, che è impossibile non notare. I due giovani si accomodarono a uno dei tavolini apparecchiati per due sistemati sul lato opposto della strada, sedettero e attesero che uno dei camerieri si avvicinasse loro per raccogliere l’ordinazione. Subito dopo, la ragazza sussurrò qualcosa al ragazzo per poi alzarsi ed entrare nel locale. Sicuramente era diretta alla toilette.

Era quello il momento. I poliziotti si alzarono, attraversarono il viale e si diressero verso il tavolino

- Joseph Allegret? – Georgel esclamò. – Polizia francese!


Antonio Mecca

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