L’ALTRA BICOCCA DI MILANO-Parte 2

Nel 1878 una commissione comprendente il senatore Tullo Massarani e il deputato Giuseppe Mussi proposero con successo al Consiglio Comunale il cambio toponomastico in onore del nostro eroico patriota: Augusto Anfossi fu uno degli eroi delle cinque giornate. Del suo nome sarà denominata l’attuale strada della Bicocca fino alla diramazione della via per Calvairate-Corriere della Sera, 9 Giugno 1878Giusto per dovere di cronaca è importante ricordare che questa strada è ciò che rimane dell'antichissima Via Regina di epoca imperiale che partiva da Porta Erculea, nome arbitrario ed incerto (dalla quale sarebbe sorta a breve distanza la Porta Tonsa/Tosa medievale), per poi dirigersi verso Cremona; il suo asse corrispondeva, grossomodo, alle odierne via Cavallotti, Largo Augusto, Via Battisti, Via Fontana e via Vicenza fino alle cinquecentesche mura spagnole, proseguendo poi come Anfossi al di fuori. La conferma ci giunge dalla Cascina del Pilastrello sul suo percorso; ai tempi dell'antica Roma le strade erano intervallate dai miliari, cippi di pietra distanziati da un miglio. Le successive cascine, oratori e santuari sorti in corrispondenza di quei pilastri vennero denominate del pilastrello. La cascina, o caseggiato, della Bicocca e del Pilastrello si trovavano sulla stessa direttrice. 

La Bicocca di Porta Tosa fu teatro di aspri scontri durante le Cinque Giornate di Milano: i tentativi per conquistarla furono innumerevoli. Verso le 10 di mattina del 19 marzo 1848, i milanesi al di fuori dei bastioni tentarono di impadronirsene; sembrava cosa fatta ma il proprietario di una birreria adiacente la polveriera, va specificato di origine tedesca, fece entrare i soldati austriaci nel suo locale per poterla difendere meglio. I nostri si dovettero ritirare e solo il 22 marzo gli insorti, guidati dal Manara e dal Cernuschi, riuscirono a liberare tutta l'area. Molti dei nostri concittadini persero la vita, furono gravemente feriti o rimasero mutilati nel tentativo di espugnare quella maledetta polveriera; il ferroviere Francesco Vassena ne è un esempio.

Anche dopo l'Unità d'Italia parte del caseggiato rimase adibito a polveriera; specifico parte, dato che alcuni giornali di fine Ottocento rivelano attività commerciali all'interno della Bicocca. Lo sappiamo perché nel maggio del 1876 un negozio che vendeva aceto, situato alla Bicocca fuori Porta Vittoria, balzò agli onori della cronaca…Nera; al suo interno fu rinvenuto un cadavere in una botte. Un giallo in piena regola come lo è il nome del negozio di aceto chiamato di Ass. La storica osteria delle Asse, di Ass appunto, protagonista anch'essa delle Cinque Giornate e ritrovo per i buon gustai e gli appassionati del gioco delle bocce, secondo tutti i documenti consultati risultava in Via Marcona. Tuttavia è curioso che un negozio nelle immediate vicinanze, ma comunque non a trascurabile distanza, possedesse lo stesso nome anche perché, sempre secondo i giornali dell'epoca, presso un'osteria chiamata della Bicocca in Via Anfossi si tenevano spesso delle importanti gare di bocce…E risse. Un mistero sul quale speriamo di fare presto luce.

Non vi è una data precisa su quando la polveriera della Bicocca cessò le proprie funzioni. Una nuova ne sorse, in sostituzione di quella di Porta Sempione (Arco della Pace), tra il 1884 e il 1885, proprio accanto all'odiato ex fortino austriaco dell'odierno Largo Marinai di Italia (per approfondire: Il Forte austriaco di Porta Vittoria). Conservare esplosivi accanto alle sempre più numerose abitazioni sarebbe stato pericoloso. 

L'ultima mappa in cui è distinguibile la sagoma della Bicocca risale al 1910, poi si dissolse nel nulla con la Milano d'un tempo.

Con il Piano Beruto la città iniziò a proiettarsi nelle campagne e nel futuro. L’elegante e settecentesca passeggiata dei bastioni fu demolita;  le cascine e le osterie scomparvero; il verde delle campagne fu dapprima rimpiazzato con le fabbriche e in seguito dalle abitazioni; i Navigli, la Martesana, il Redefossi, le rogge e i fontanili vennero interrati o prosciugati; i nomi delle vie cambiarono (nel 1923 tutta la circonvallazione fu coinvolta in questo processo e Viale di Porta Romana, ad esempio, divenne Viale Montenero). E della Bicocca di Porta Vittoria, come di un passato che Milano fa finta di celebrare ma che non tramanda né perpetua, se ne persero le tracce.

Ci abbiamo guadagnato? Dipende a chi lo si domanda.

 

Riccardo Rossetti

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