PER GLI AMANTI DEL GIALLO

Continua ogni giorno, sempre alle ore 9:00, sino alla sua conclusione il romanzo Nero su bianco di Antonio Mecca . Saranno graditi commenti, consigli, gradimento e comunicazioni. indirizzare a

edbedizioni@libero.it - Rubrica: "Per gli amanti del Giallo". Buona lettura

- Nero su bianco
Alcune gli sono state sì pubblicate, ma sotto un altro nome: quello del suo collega paroliere che  -ascoltandone la musica- ne ricavava poi il testo. E non solo questo, visto che in diritti d’autore  ricavava ben altro.
- Si tratta di brani noti?
- Giudichi un po’ lei.
Mi snocciolò una decina di titoli, di cui una metà di mia conoscenza. Ne rimasi meravigliato.
- Ma fra questi titoli ci sono canzoni cantate da Nicholas Baldwin.
- Proprio così- confermò lei rassegnata. - Nicholas Baldwin era il re del pop da una quindicina di anni. Ancora giovanissimo aveva raggiunto il successo grazie alla sua verve e alla innegabile padronanza che contraddistingueva il suo fisico di ballerino. Inoltre, tra i brani che cantava alcuni li aveva scritti lui, e ne aveva composti anche per altri cantanti di colore. I brani migliori comunque scritti da Tod Carlton, un musicista inglese trapiantato in California ormai da molti anni. Ora però venivo a sapere che questi e altri brani a lui attribuiti erano stati realizzati da uno sconosciuto: un cert Sam Galton.
- Lei come lo sa? – chiesi alla donna. - È stato suo figlio ad averglielo rivelato?
- Sì. E io gli credo, perché conosco il suo valore. So quanto era bravo.
- Mi scusi: ma Sam non ha percepito neppure un po’ di denaro da questi suoi lavori?
- Questo sì. Un dieci per cento per ogni canzone.
- Che immagino rappresentassero comunque dei gran soldi…
- All’incirca trecentomila dollari.
Mi venne da fischiare, ma mi trattenni dal farlo.
- Quindi, sebbene suo figlio ci tenesse nel vedere riconosciuto il suo lavoro misconosciuto, la ricompensa c’è stata ugualmente.
- Già. Ma di molto inferiore a quello che si meritava e si merita. Il fatto è che Carlton è furbo, e  ogni musica da Samuel ricevuta lui la rimaneggiava in maniera da modificarla in parte con i suoi  arrangiamenti. E mio figlio non ci poteva fare nulla.
- Di tutto questo Baldwin era al corrente?
- Di sicuro. Ma pur provando simpatia per Sam ne provava ancora di più per Tod, che conosceva da quando era ragazzo. Lo vedeva come il bell’uomo che avrebbe voluto essere, e da subito aveva finito per innamorarsene.
 Tacque. Per poi riprendere.
- Il mondo dello spettacolo è un mondo schifoso come pochi, mister Stevens. Se non fosse per la bellezza che sovente produce, non resterebbe altro da fare che raderlo al suolo e cospargerlo di sale per evitare che possano ricrescere piante tossiche in grado di avvelenare l’esistenza a migliaia di persone, giovani in prevalenza.
Ci fu silenzio. Poi chiesi:
- Lei pensa che suo figlio sia stato ucciso, signora Galton? E se sì, per quale motivo?
- Forse per la sua collaborazione fantasma ai pezzi firmati da Tod. Ma forse, più probabilmente  ancora, per qualcosa legato al sesso.
- Si spieghi meglio.
- Sam era innamorato di una ragazza che piaceva anche a un suo amico. Per questo sono convinta che questo suo pseudo amico abbia potuto provocare quell’incidente causandone la morte.
- Sicura che non sia stato Carlton?
- Sì, perché con lui Sam andava d’accordo. E inoltre percepiva pur sempre un buon compenso, una  somma non certo indifferente.
- Che però non lasciava indifferente suo figlio per la sua giusta rivendicazione nel voler vederericonosciuta la propria paternità nelle canzoni firmate da altri.
- Sì. Questo è vero.
- Aveva continuato a lavorare come tecnico del suono?
- Sì. Questa era la passione che portava avanti da una vita. Una vita sfumata troppo presto, come il  pezzo finale di una canzone al banco mixer.
- Va bene, signora Galton. Se desidera avvalersi della mia collaborazione, la informo che la tariffa è di trecento dollari al giorno più le spese, e cioè: benzina, pagamento ad eventuali informatori, spese di ospedale per eventuali pestaggi ricevuti, ecc.
- Sì, va bene - approvò lei. - Per me va bene.
- Okay. Allora le chiederò una lista di nomi con relativi recapiti.
Chiesi, e ottenni. Alla fine, la mia nuova cliente compilò un assegno a me intestato, e me lo consegnò. La cifra riportata era di millecinquecento dollari.
- Se gliene dovessero occorrere altri, me lo faccia sapere. Insieme alle informazioni ottenute.
Mi informai sulla presenza o meno del padre di Sam.
- Sono stata abbandonata, siamo stati abbandonati, Sam ed io, quando il bambino aveva sei anni, e da allora di lui non ho più saputo nulla. E forse è stato meglio così. Credo del resto che se fosse  stato al corrente del lavoro svolto da Sam avrebbe finito per spolparlo di tutto il suo denaro, perché oltre a bere giocava. E perdeva sempre.
- Non può che essere un pessimo giocatore, visto che ha perso una moglie come lei.
La donna sorrise.
- Sam porta il cognome del padre? Che per esteso come fa…?
- Johnny Galton.
- Va bene, signora Galton. Mi metterò subito al lavoro, per poi informarla al più presto.
Le strinsi la mano e la accompagnai fino all’ascensore in fondo al corridoio. La cabina era lì in attesa. Aspettai che le porte scorrevoli si richiudessero sulla sua figura, dopodiché tornai in ufficio.

 (Continua domani sempre alle 9:00)

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