SAMUEL BILLY WILDER REGISTA E SCENEGGIATORE
- 02 gennaio 2020 Cultura
Capace di scuotere con i suoi film anche la coscienza degli spettatori
Il 2020 appena iniziato è anche il sessantesimo
anniversario dell'uscita del film "L'appartamento", quello che il suo
stesso regista Billy Wilder, considerava il proprio capolavoro cinematografico,
una splendida storia interpretata da Jack Lemmon, Shirley MacLaine, Fred
MacMurray, che verte e diverte per le peripezie che uno scapolo deve subire
quando decide di cedere periodicamente il proprio appartamento al suo
capoufficio, e questi ci va con la bella ascensorista di cui il giovane è
innamorato.
Samuel Billy Wilder era nato in Galizia il 22 giugno 1906, e morì a Beverly
Hills il 27 marzo 2002. Era stato chiamato all'anagrafe Billie dalla madre,
appassionata filo americana che all'età di 15 anni aveva anche vissuto a New
York. Il figlio iniziò dapprima a lavorare come giornalista sportivo nel 1925 e
poi nel maggio 1926 si trasferì a Berlino per lavorare come giornalista di
cronaca. Per arrotondare lo stipendio finì anche per esibirsi come ballerino,
ma quando a far ballare mezzo mondo fu Hitler, salito al potere nel 1933
(stesso anno in cui salì sul palco della scrittura Raymond Chandler con la
pubblicazione del suo primo racconto) Wilder decise di emigrare a Parigi, che
dovette però lasciare di lì a poco per fuggire in California dopo essere
dapprima approdato a New York.
Questo perché Wilder era ebreo, e al piccolo ex pittore baffuto gli ebrei non
andavano a genio (e il genio non andava a lui, visti i mediocri risultati
ottenuti in qualità: scarsa, di artista).
A Los Angeles il giovane Billie - divenuto Billy per ragioni linguistiche -
riprese a scrivere sceneggiature accolto dalla colonia hollywoodiana di
espatriati tedeschi ed ebrei quali Lubitsch e Siodmak, sceneggiature che
redasse inizialmente in tedesco perché l'inglese ancora non lo conosceva. Ma
già nel 1939 Wilder ottenne la sua prima nomination all'Oscar per il film
"Ninotchka", interpretato da Greta Garbo. Tre anni dopo: nel 1942,
ecco la sua prima regia americana dopo l'esordio in Francia nel 1934:
"Frutto proibito", interpretato da Ginger Rogers.
Fu però nel 1946 che ricevette ben due Oscar per il film "Giorni
perduti", i quali andarono alla sceneggiatura (scritta con Charles
Brackett) e alla regia. Nel 1944 aveva scritto: con Raymond Chandler, il film
"Doppia indennità", che aveva riscosso molto successo e scosso anche
la coscienza degli spettatori.
Con Chandler Wilder non andò d'accordo fin da subito, perché il secondo non
sopportava il puzzo della pipa del primo, mentre quest'ultimo non sopportava né
il suo accento tedesco né che il regista circolasse con un bastone da passeggio
che continuamente faceva roteare sotto il naso del socio.
Dopo la fine della loro tormentata collaborazione, Chandler si vendicò di
Wilder incarnandolo nel personaggio di Sheridan Ballou, potente agente
hollywoodiano super arrogante che era solito roteare un bastone simile a quello
usato dal regista e che si trova nel bel romanzo "La sorellina",
pubblicato nel 1949.
Con un altro membro del mondo poliziesco, Agatha Christie, Wilder ebbe a che
fare ricavando da un suo racconto il film "Testimone d'accusa", che
la Christie considerò come il film migliore ricavato da una sua opera. Dopo
"L'appartamento" Wilder girò altri nove film fino al 1981,
concludendo la carriera cinematografica con "Buddy, Buddy". Billy
Wilder fu uno dei registi che: con i suoi venticinque film diretti e oltre
sessanta sceneggiati più contribuì a far risaltare Hollywood nel mondo. La sua
origine europea apportò alla cultura americana tutta d'un pezzo una grazia che
prima non c'era, e anche l'apporto del dubbio, il contrario cioè della
mentalità grezza che un essere non dovrebbe mai possedere.
Concludiamo con alcune battute attribuite allo sceneggiatore e regista:
"Certe persone chiudono un occhio soltanto per mirare meglio";
"Non è necessario che un regista sappia scrivere ma, se sa leggere,
aiuta"; "Mi sono sempre limitato a fare film che mi sarebbe piaciuto
vedere, e se ero fortunato questo coincideva con i gusti del pubblico".
Antonio Mecca