Scuola: e se “leggere, scrivere e far di conto” non bastasse più? - 1

Ai tre “storici pilastri” di una buona scuola bisogna aggiungere altri linguaggi indispensabili, e, tra questi, la padronanza basilare delle tecnologie. Ma ancora di più bisogna investire oggi sulla cultura dell’innovazione per dare domani risposte che siano inclusive, non solo affinché l’istruzione sia per tutti ma anche per crescere ragazzi in grado di competere nel mondo del lavoro

La scuola digitale è una grande occasione da cogliere, ma così come la stiamo vivendo dall’inizio dell’emergenza sanitaria non funziona. Se è vero che le potenzialità sono enormi, è altrettanto vero che la risposta non può essere quella a cui abbiamo assistito in questi mesi. La scuola italiana ha bisogno di investire con coraggio sull’innovazione per dare risposte che siano inclusive e non divisive. Perché l’accesso all’istruzione sia garantito a tutti, in qualunque situazione.
Ancora oggi, purtroppo, non sappiamo se e quando bambini e ragazzi potranno tornare sui banchi di scuola e, peggio, non possiamo avere la certezza che una nuova emergenza sanitaria, presto o tardi, ci obblighi a chiudere di nuovo tutto: per questo dobbiamo progettare una scuola moderna, capace di essere innovativa e inclusiva anche a distanza. Paradossalmente, la crisi può essere l’occasione perché un momento drammatico diventi un volano per la trasformazione.

Una mancanza di strumenti che è pesata come un macigno
Per ridurre il digital divide è innanzitutto fondamentale attuare azioni volte a garantire a tutti la possibilità di accedere alla scuola. Da una prima stima, solo nella città di Milano, Fondazione Cariplo ha indentificato 14mila studenti (9mila alla scuola primaria e 5mila alla secondaria di primo grado) che non hanno accesso a device e connettività nella vita di tutti i giorni. Per loro, la scuola a distanza semplicemente non esiste. Dati che non sono migliori a livello nazionale. Secondo una rilevazione ISTAT nel periodo 2018-2019, il 33,8% delle famiglie non ha computer o tablet in casa e solo nel 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet. Proprio per questo nel d.l. Cura Italia, sono stati previsti 85 milioni di euro per le piattaforme per la didattica a distanza che hanno permesso alle istituzioni scolastiche statali di dotarsi di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza o di potenziare quelli già in dotazione; di fornire dispositivi in comodato d’uso e la necessaria connettività di rete agli studenti meno abbienti, con particolare attenzione all’accessibilità degli studenti con disabilità. Investimenti che hanno risposto a una emergenza, ma, al contempo hanno contribuito a costruire un patrimonio per il futuro, gettando le basi affinché la scuola possa crescere e migliorarsi, utilizzando queste tecnologie anche quando saremo tornati alla normalità.
Ma non possiamo fermarci qui, il tema va molto oltre la semplice discussione sulle dotazioni a disposizione. Gli strumenti servono, è indubbio, ma per immaginare una scuola a distanza davvero efficace non bastano: per ridurre il digital divide dobbiamo promuovere una cultura che porti al loro corretto utilizzo.  

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