Alla Braidense la Milano di Napoleone

Che piacere riaprire la Biblioteca Nazionale Braidense con una mostra importante per la città e per uno dei suoi periodi più significativi.

Per celebrare i 200 anni dalla morte di Napoleone, si inaugura la mostra “La Milano di Napoleone: un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821”, proprio il 5 maggio e alla Braidense, che espone, insieme a rarissimi documenti e manoscritti dell’epoca,   l’autografo lì conservato del “Cinque maggio” di Alessandro Manzoni, con tutti i ripensamenti e le correzioni dello scrittore.

un anno strano, sono un po' emozionato. Questa è la seconda grande mostra della “Biblioteca ideale” e paradossalmente a  ospitarla non è la Pinacoteca ma la Biblioteca - ha dichiarato James Bradburne, direttore di Brera e della Braidense. - La maggior parte di noi immagina Napoleone già come un imperatore, o in sella al suo cavallo, come un nuovo Alessandro. In realtà, Napoleone arrivò in Italia come il più giovane generale della rivoluzione francese, espressione dei valori illuministici. Duecento anni dopo la sua morte, la Biblioteca guarda come Brera fu forgiata: nel calore della rivoluzione e temperata dagli ideali dell’Illuminismo. -  Infatti gli anni dal 1796, l’arrivo dell’esercito invasore della Francia repubblicana, fino alla Restaurazione, seguita alla sconfitta di Napoleone, sono intensissimi: rivoluzionano l’assetto politico e culturale del Paese, fondando l'idea di una nazione moderna e di un primo Stato unitario con il nome Italia. Milano ne è la capitale, e a quel periodo, che segna in profondità la vita politica e culturale della città, la Braidense deve la qualifica di “Nazionale”. 

La rassegna mette in luce la forza delle idee innovative, le passioni, i contrasti, le contraddizioni: "Un laboratorio  di idee che Milano ha saputo sviluppare e che ha contribuito alla crescita di tutto il Paese, specie come concezione di un’Italia e dei valori illuministici, quali l'educazione, la cultura". - Ha affermato Filippo del Corno, assessore alla Cultura del Comune.

A questa visione rivoluzionaria, che trovò in Milano un campo fecondo, presero parte personaggi di grande statura,  da Vincenzo Monti e Ugo Foscolo, Pietro Verri, Giuseppe Bossi, Stendhal, Melchiorre Gioia, Mario Pagano, Vincenzo Cuoco.

La mostra, a cura di Giorgio Panizza e Giulia Raboni, ma irrealizzabile senza la collaborazione di un grande team di esperti, espone 147 testi, di cui 123 patrimonio della biblioteca e 24 di altre istituzioni. I percorsi storici, che da Milano si intrecciano con l’Italia e con l’Europa, rivivono, grazie ai documenti spesso rarissimi (alcuni manoscritti) esposti: autografi di Pietro Verri, la prima edizione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis e quella dei Sepolcri, esemplare con postilla di Stendhal, e una riedizione del capolavoro di Gianbattista Vico, autore riscoperto all'inizio dell' 800.

Spiccano inoltre le bacheche dedicate, alla fondazione del Teatro patriottico, alla poesie di Carlo Porta, al Manzoni e una alla sua Ode, che lascia a noi posteri un memorabile sguardo retrospettivo: le stesure autografe e i documenti della sua larga diffusione, compresa la traduzione di Goethe, nonostante il divieto della censura milanese. 

Ad arricchire il percorso i ritratti (patrimonio della Braidense) di tre protagonisti, Napoleone, Ugo Foscolo (1822), che riporta sul verso il sonetto-autoritratto autografo dello scrittore, e quello con Alessandro Manzoni a 20 anni (1805). 

Anche la sezione online dà un interessante contributo, con i video e i racconti per approfondire i personaggi della mostra, e, dal terzo lunedì di maggio, sempre sulla piattaforma BreraPlus+, una visita guidata condotta dai curatori. 

Per la mostra, che chiuderà il 10 luglio, è obbligatoria la prenotazione.

Grazia De Benedetti

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