LA SINISTRA HA UN FUTURO IN EUROPA?

Forse questo è un tempo in cui ci sono più domande che risposte nelle nostre riflessioni. Certamente il cambio di scenario che abbiamo vissuto in questi ultimi anni, e ancora di più in questi ultimi mesi, nel nostro Paese è tale da aver messo in discussione molte risposte che abbiamo sempre considerato materia certa. Non si tratta solo del cambio delle risposte rispetto allo scenario del ‘900: oggi vediamo mettere in discussione anche qualche risposta che abbiamo sempre creduto certa fino a pochi anni fa.
Gli schemi politici stanno fortemente cambiando a livello mondiale ma anche in Italia. Abbondano, ad esempio, le definizioni rispetto a come si debba definire l’attuale alleanza di Governo: qualcuno non vuole neanche che si parli di “alleanza”. Si è introdotto un linguaggio nuovo: non si parla più di “programma” ma si parla di “contratto”.
Anche il linguaggio, quindi, denota un momento di cambiamento, forse più forte rispetto a quelli che abbiamo vissuto fino a poco tempo fa.
Addirittura sentiamo spesso parlare di “Terza repubblica”. Non si capisce bene la seconda fosse arrivata o no al capolinea ma ora si è aperto uno scenario diverso in cui la domanda su quale sia il futuro della sinistra diventa ancora più lancinante di quanto non lo fosse prima.
È giusto, quindi, porre la riflessione sulla sinistra dentro allo scenario europeo perché sarebbe un po’ miope parlare di una crisi o di una condizione di difficoltà della sinistra nel nostro Paese senza considerare quello che sta succedendo nel resto del mondo e più vicino a noi, al di là delle Alpi, in Francia, Spagna, Germania.
Mi ha colpito, inoltre, il fatto che in questo titolo si parli semplicemente di “sinistra” e non si citi il concetto di “centrosinistra”.
Del come si dovesse scrivere “centrosinistra”, se con il trattino o senza, ne abbiamo discusso tantissimo in anni passati e non era un vezzo: bisognava chiarire se stesse nascendo un’entità politica diversa dalla sinistra e diversa dal centro oppure un’alleanza tra un centro e una sinistra. Oggi, però, sembra che queste categorie politiche alla maggior parte dei nostri concittadini significhino ben poco.
Personalmente rimango convinto del fatto che esistono le categorie politiche ed esisteranno ancora ma credo che se dovessimo chiedere ai cittadini se preferiscono una politica di sinistra o di destra su un singolo problema, difficilmente ci risponderebbero usando queste categorie ma, più semplicemente, indicherebbero che cosa preferirebbero che si facesse. Cito questo perché a volte parliamo di sinistra o di centrosinistra senza avere presente il sentimento prevalente tra i nostri concittadini, che guardano alle categorie politiche che abbiamo conosciuto con un certo scetticismo. Il compito per noi, dopo quello dell’analisi, è comunque quello di tentare di delineare qualche proposta e qualche strada su cui far camminare la sinistra, il centrosinistra italiano e il PD. 
Bisogna, però, tenere conto del fatto che oggi il dibattito politico non può prescindere dagli strumenti del dibattito: mai come in questo tempo nella storia della politica, gli strumenti sono diventati così importanti, se non addirittura fondamentali.
La comunicazione, in particolare, che è sempre stata un problema per la sinistra e il centrosinistra, oggi è ancora più importante, visti gli strumenti tecnologici a disposizione. La diretta facebook di Salvini, ad esempio, che guardando dentro al suo telefonino crea l’effetto di parlare direttamente al cittadino, guardandolo negli occhi, viene vista da centinaia di migliaia di follower. Probabilmente si tratta di fans già convinti ma è inevitabile pensare alla potenza di questo mezzo comunicativo. Oggi molte cose sono cambiate nella comunicazione.
Una volta si leggevano i quotidiani, oggi invece la potenza degli smart-phone come mezzo di comunicazione è tale da raggiungere un numero di persone di gran lunga più numeroso di quanto non fosse raggiunto attraverso la stampa in precedenza. Quando accendiamo la tv in tarda serata e guardiamo le rassegne stampa dei canali all news, ci possiamo accorgere che i giornali hanno dei titoli che, a mio avviso, sono pensati in funzione dell’essere lanciati dentro la televisione, perché sono palesemente retorici e indirizzati a colpire una persona o un tema. C’è, quindi, anche un uso della stampa molto diverso da quello tradizionale: una volta c’erano approfondimenti, riflessioni, confronti, oggi no. Viene da chiedersi, dunque, quale giornalismo accompagna oggi il racconto della politica italiana.Questo ha anche molto a che fare con gli esiti delle campagne elettorali delle nostre compagini.
È possibile, ad esempio, che nessun giornalista in questi mesi abbia fatto un vero reportage su ciò che sta succedendo in Africa? Perché mai nessuno ha cercato di capire chi sono i mercanti di morte e da chi sono finanziati? Tutto è concentrato esclusivamente sul tema della traversata in mare e dell’arrivo.
Tutto questo potrebbe sembrare lontano dalla nostra domanda iniziale su quale futuro può avere la sinistra in Europa ma credo, invece, che sia attinente perché non possiamo più occuparci di analisi e di proposte politiche a prescindere dal tema della comunicazione.
Oggi la disintermediazione è arrivata al livello massimo. Il cittadino-elettore non ha più bisogno di consultare giornali o di chiedere nella sezione di partito ma da solo si prende la notizia dove vuole e da solo crede di farsi un’opinione mentre in realtà la notizia gli viene confezionata in modo molto più diretto e appetibile di quanto non fosse fino a poco tempo fa perché l’obiettivo di chi crea i contenuti è prevalentemente quello di raggiungere molte persone e fare molta audience.
 Carlo Borghetti

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