I RACCONTI DEI LETTORI

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rubrica: I racconti dei lettori.
Lo pubblicheremo online e i migliori verranno riuniti in un volume che uscirà a settembre

IL MIO PRIMO REGGISENO

“Vuoi essere la mia ragazza?”  - Mi chiede guardandomi con occhi liquidi come quelli di un cagnolone. 
Solo in quel momento lo osservo bene.
Bruttino, magro con il naso tanto pronunciato da sembrare quello del figlio della Befana. Un accenno di barba, se tale la si vuole definire, ma mani bellissime. Dita lunghe, armoniose, che sembra parlino. 
Sì, ho capito che vogliono dirmi qualcosa. Ma ancora non so cosa. 
Sento dentro una vocina che dice “capirai quando sarai più grande”. Ma sono già grande. Ho compiuto da poco tredici anni e sei mesi fa la mamma si è convinta a comprarmi il primo reggiseno. Lo adoro.
È carinissimo con le righine bianche e verdi. E non solo. Ho il permesso di indossare le calze. 
Non ne potevo più dei calzettoni traforati bianchi da collegio. 
Ecco sono grande o almeno sono grande abbastanza.
Le mie compagne di scuola già escono con dei ragazzi. Anche se, detto tra noi, non sanno spiegarmi bene che cosa significhi. In realtà, sembra che sia io a non capire.
Ora comunque devo una risposta a Roberto. Cosa faccio.
Non è che mi piaccia tanto, però è simpatico, conosce la musica, è già al liceo, ha sedici anni, e si interessa a me.
È stato piacevole aspettare con lui e i nostri genitori per tutta la notte di vedere sbarcare il primo uomo sulla luna. Piacevole ed eccitante. E dopo quella notte mi chiede di essere la sua ragazza.
Sono curiosa di conoscerne il motivo e cosa gli piace di me.
Ma vorrei pensarci ancora.
Perciò mi volto lentamente e dico “Forse”.
“Forse?” mi dice con voce alterata. “Ma che significa forse. Ma forse sì o forse no. Ma che razza di risposta è, forse”.
O mio Dio quante domande.
Forse è forse. Come fa a non capire. Non è né si, né no. Forse è forse. Non esiste forse sì o forse no.
Dovrei consultare il vocabolario, ma mi sembra indelicato andare a prenderlo ora. Comunque come fa a non capire che sono indecisa.
Ecco questo vuol dire forse, per me. E poi perché si altera, non si può parlare tranquillamente?
Mi sento a disagio, come quando sono sgridata dai miei genitori ed è una sensazione che non mi piace. Perciò reagisco come faccio con i miei e gli dico “e va bene sì, sono la tua ragazza”. Così la smette di tenermi il broncio e trattarmi come una stupida.
A questo punto mi alzo, vado in cucina e lui mi segue. Faccio il giro della tavola e lui mi segue. Sto quasi guadagnando l’uscita ma con un balzo afferrando la porta, la chiude e mi spinge contro il muro avvicinandosi sempre di più fino a starmi addosso.
A quel punto mi bacia. Credo si sia trattato di un bacio. Abbastanza schifoso, tanta saliva e non era la mia.
E poi il suo alito che odore ha? Improvvisamente sento una mano scivolare sotto la camicetta. Punta al mio seno sinistro. Allora, con forza e determinazione lo strattono e mentre lo allontano gli urlo:
“No Roberto! e no! non voglio più essere la tua ragazza”.
Cavolo, e passi la saliva, e passi l’alito puzzolente ma non posso sopportare che mi si stropicci il reggiseno nuovo.

Anna Esposito