Quando l'amore rimane un sogno

Era un viso pulito di una fanciulla che si stava avvicinando al lavoro su una strada ghiacciata, scivolosa e ricca di svariati incontri a volte pericolosi.

Ileana, quella ragazza giovane giovane, l'aveva conosciuta quando anche lui era giovane giovane, perché di poco più di vent'anni lui e di poco più di vent'anni lei. Lei, che proveniva da un paese del Piemonte, trasferitasi a Milano con i genitori in un appartamento di una palazzina di viale Abruzzi, al terzo piano, piano dove anche lui risiedeva con i genitori. Quella ragazza così giovane, così bella. E poi originaria di un'altra regione, che lui conosceva soltanto di nome. Lei gli aveva confidato - dopo le prime volte che si erano incontrati - di volere intraprendere la professione di attrice, e che per farlo era necessario trasferirsi a Roma, perché nella capitale c'era la possibilità di potersi iscrivere all'Accademia di Arte Drammatica per imparare i rudimenti dell'arte recitativa, e impersonare con competenza i vari personaggi. Era bella, Ileana; il suo volto dai lineamenti regolari, perfetti così come a lui apparivano, gli sembravano l'espressione dell'anima che quella ragazza si portava dentro. Quando si è molto giovani, e ragazze per di più, si è pervasi da un fiorire di sensazioni, di speranze, di fantasie. Lei in parte glieli rivelava, e lui totalmente li accoglieva. Andavano insieme fino al vicino piazzale Loreto, e alla opposta ma non lontana piazza Venezia, dove passeggiavano poi nel bel giardino lì presente, con tanto di zoo e di animali lì ospitati loro malgrado. Quell'area di verde era un'oasi che la città accoglieva con gioia, dove poter portare i bambini a svagarsi. In quella prima metà degli anni Cinquanta Milano appariva come la proiezione di una cartolina illustrata i cui vividi colori si erano materializzati per consentire a loro: giovani e speranzosi nel futuro, di sognare per poi concretizzare questi sogni. Cosa avrebbe riservato loro, l'avvenire? Lei desiderava recitare, per impersonare tante altre donne, e tante altre vite che non potevano non aggiungere qualcosa alla sua, di vita. Lui invece desiderava affrontare la carriera giornalistica per confrontarsi con altri giornalisti che rappresentavano per lui il Mito. Fu un amore pulito, il loro, platonico e fatto di anime che si erano incontrate e incentrate in un afflato di amore privo di secondi fini, come talvolta accade quando si è molto giovani. Si recavano anche al cinema, e soprattutto a teatro. Il Manzoni, il Nuovo, il San Babila offrivano loro spettacoli italiani e stranieri interpretati da attori italiani di grande vaglia Ogni tanto lui gettava uno sguardo in tralice su di lei, notando i suoi meravigliosi occhi che seguivano gli attori impegnati sulla scena, e pensando che una ragazza come lei era non poteva non diventare una attrice come lei avrebbe desiderato. Poi, quei giorni felici ebbero termine. Il ragazzo di Milano e la ragazza di Torino, due città del Nord accomunate tra loro perché entrambe industrializzate e dedite al lavoro, si dovettero disunire. Perché lei era in procinto di recarsi a Roma, la capitale d'Italia e non solo, bensì la capitale del Cinema e dello Spettacolo in genere. Lui aveva iniziato a collaborare ai giornali, e lei seguiva con dedizione, con devozione, le lezioni di teatro. Che, di lì a poco, la fecero approdare sul palcoscenico prima e negli studi televisivi poi. Il giovane poté così rivederla sul piccolo schermo, il volto avvicinato dallo zoom della telecamera, donna ormai fatta, nei panni di volta in volta differenti di personaggi assai diversi tra loro, e con un aspetto negli occhi, nello sguardo, nel viso che a lui apparivano più solenni, più maturi. E quando lei fece ritorno a Milano per recitare in alcuni dei teatri cittadini, lui vi si recò per vederla di persona. Ma non volle incontrarla. Preferiva mantenere il ricordo che di lei recava nel cuore. Un cuore che sempre avrebbe battuto rievocando il passato trascorso affinché il futuro ancora di là da venire venisse forgiato secondo i sani dettami a loro insegnati. 

Antonio Mecca