ACCADDE IL 29 AGOSTO

29 agosto 1991 Palermo viene ucciso dalla mafia Libero Grassi, imprenditore impegnato nella lotta alla mafia

Libero Grassi (Catania19 luglio 1924 – Palermo29 agosto 1991) è stato un imprenditore italiano, ucciso da Cosa Nostra dopo essersi opposto a una richiesta di pizzo. È divenuto simbolo della lotta alla criminalità.

Nato a Catania, ma trasferitosi a 8 anni a Palermo, i genitori gli danno il nome di Libero, in ricordo del sacrificio di Giacomo Matteotti. La sua famiglia era antifascista e anche Libero matura una posizione avversa al regime di Benito Mussolini. Nel 1942 si trasferisce a Roma, dove studia Scienze politiche. Durante la seconda guerra mondiale e si avvicina al Partito d'Azione. Entra poi in seminario: non per una vocazione maturata nell'avversità della guerra, bensì per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al fianco di fascisti e nazisti. Ne esce dopo la liberazione, tornando a studiare. Passa però alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università degli Studi di Palermo. Malgrado l'intenzione di divenire diplomatico, prosegue l'attività del padre come commerciante. Dopo aver avuto alcuni problemi con la fabbrica di famiglia, la Sigma, viene preso di mira da Cosa Nostra, che pretende il pagamento del pizzo. Libero Grassi ha il coraggio di opporsi alle richieste di racket della mafia e di uscire allo scoperto, con grande esposizione mediatica. Nel gennaio 1991 il Giornale di Sicilia aveva pubblicato una sua lettera sul rifiuto di cedere ai ricatti della mafia. L'imprenditore denuncia gli estorsori (i fratelli Avitabile, arrestati il 19 marzo 1991 assieme a un complice), e rifiuta l'offerta di una scorta personale.

La stessa Sicindustria gli volta le spalle. In una lettera pubblicata sul Corriere della Sera il 30 aprile 1991 afferma che «l'unico sostegno alla mia azione, a parte le forze di polizia, è venuta dalla Confesercenti palermitana»[4] e definisce "scandalosa" la decisione del giudice catanese Luigi Russo (del 4 aprile 1991) in cui si afferma che non è reato pagare la "protezione" ai boss mafiosi. Il 29 agosto del 1991, alle sette e mezza di mattina, viene ucciso a Palermo con quattro colpi di pistola mentre si reca a piedi al lavoro. Qualche mese dopo la morte di Grassi, è varato il decreto che porta alla legge anti-racket 172, con l'istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione. La vedova Pina Maisano Grassi, nonostante minacce e intimidazioni, prosegue la lotta per la legalità in nome del marito, all'interno delle istituzioni e al fianco della società civile in sostegno delle tante associazioni anti-racket sorte dal 1991 in Sicilia e nel resto d'Italia. Nel 1992 è eletta senatrice nelle file dei Verdi, fino al 1994.




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