ANCHE I GRANDI SE NE VANNO

Due attori, bravi professionisti, di teatro, cinema e televisione




Al pari di un altro grande artista centenario, Gianrico Tedeschi, e pari per quanto riguarda la bravura attoriale, anche Franca Valeri se ne è andata pochi giorni dopo avere compiuto cento anni. Entrambi milanesi, Tedeschi e Valeri, nessuno dei due aveva perso l'accento della propria città, tanto più Franca che si era trasferita nel Lazio vivendoci per decenni, facendo ritorno a Milano solo per brevi periodi, inerenti magari le tournée teatrali di commedie come "La strana coppia", nella quale era stata regista dirigendo Rossella Falk e Monica Vitti, oppure qualche opera teatrale, genere musicale che lei tanto amava. Personalmente ho avuto modo di incontrarla già venticinque anni fa in via Manzoni, quando sentii una voce nota rivolgersi a qualcuno. Si trattava della famosa attrice, che si stava rivolgendo al proprio cane che la stava facendo spazientire. Ricordo mi diede anche un'occhiata, per poi tornare al cane e magari fare la comparazione tra lui e me! 
Franca Valeri aveva inventato due personaggi: uno milanese - la signorina snob - e uno romano - la sora Cecioni - antesignana degli attuali telefono-dipendenti, la cui unica differenza stava nel fatto che il telefono era fisso e, al più, abbisognava di una prolunga per permettere di poter continuare a dialogare anche camminando per la casa. Franca non era bella, ma come spesso succede con il passare degli anni il tempo le aveva smussato il viso rendendolo meno inviso allo sguardo altrui, tranne che al marito Vittorio Caprioli che a metà degli anni Settanta divorziò da lei. Il loro d'altronde era stato forse soprattutto un rapporto intellettuale, dove la fisicità non contava granché. 
La sera di domenica 9 agosto Rai Tre ha riproposto la puntata di "Che tempo che fa" risalente a qualche anno fa dove era stata ospite insieme a Luciana Littizzetto, sua partner teatrale. La Valeri era già stata colpita dal morbo di parkinson, che la faceva tremare anche nella voce. Ma così come Anna Marchesini, che volle tornare al teatro pur con la grave malattia che l'aveva colpita, una rara forma di lupus, così anche la Valeri ha cercato, finché ha potuto, di continuare a lavorare, talvolta nel campo letterario, talaltra in quello teatrale. Rimane il dispiacere che non abbia potuto realizzare un suo sogno: quello di tornare a Milano per assistere alla Scala a uno spettacolo operistico. Cosa questa che forse si sarebbe potuta fare nei prossimi mesi, quando si spera che questo dannato virus verrà se non debellato, perlomeno ridotto di molto.

Antonio Mecca

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