ATTENTATO ALLA CREDIBILITA’ DELLA SCIENZA

27^ Incontro Caidate in Casa Belgiojoso Castello Confalonieri

Gli straordinari progressi fatti dalla tecnologia della comunicazione hanno avuto effetti imprevisti. Hanno enormemente aumentato il numero delle false notizie che circolano sulla rete, offrendo patente di credibilità a pseudo scienziati  che diffondono “verità” fantasiose e, nel campo della medicina, ricette miracolose: in ciò aiutati da politici superficiali e addirittura da alcune sentenze della magistratura. Il protocollo Stamina, il grande bluff che illuse i malati, convinse un ministro della Sanità, portò i magistrati ad autorizzare gli “esperimenti”, finì con una condanna per truffa dell’ideatore principalmente grazie alla battaglia intrapresa da alcuni scienziati della Statale guidati dal Rettore; e ancora la “cura” anticancro Di Bella, il caso vaccini, persino la xilella, parassita degli ulivi, la prevedibilità dei terremoti sono alcuni dei più recenti e clamorosi esempi di adulterazione della verità scientifica. Fenomeno globale, ma che in Italia è particolarmente visibile e stridente; considerato che proprio il nostro Paese, con l’Accademia dei Lincei fondata nel 1603 da Federico Cesi, la più antica accademia scientifica del mondo portata a fama dal genio di uno dei suoi primi soci, Galileo Galilei, si aprirono le porte al sapere dopo l’oscurantismo medievale. 
È l’allarmante messaggio che il Premio Nobel per la fisica senatore a vita Carlo Rubbia - uno dei sei Nobel italiani, il solo vivente - e il patologo Gianluca Vago, Rettore dell’Università degli Studi di Milano nonché presidente del Comitato di coordinamento universitario lombardo, hanno lanciato alle centinaia di invitati esponenti della cultura, dell’imprenditoria, dell’alta borghesia e del patriziato convenuti, come da tradizione annuale, all’Incontro di Caidate - giunto alla XXVII edizione - nel Castello Confalonieri-Belgiojoso, organizzato dalla famiglia Belgiojoso. 
Dopo il saluto di benvenuto di Margherita Belgiojoso, a presentare il tema “Chi ha paura della scienza? Diffidenze e credenze nell’età della rete” e moderare i lavori, l’ambasciatore Sergio Romano, come da tradizione. 
Certamente la scienza, o conoscenza, per lunghi periodi ha goduto di cattiva fama: ma ancora ai giorni nostri molti americani sono convinti che il mondo sia stato creato in 6 giorni e il Sole giri attorno alla Terra (d’altronde proprio dagli Usa si è diffusa nel mondo la favoletta dei dischi volanti e relativi extraterrestri). 
L’Italia e' il Paese delle contraddizioni: importiamo e consumiamo milioni di tonnellate di cibi OGM ma ne vietiamo la coltivazione e la ricerca. E ciò che si verifica nel settore biomedico, si verifica anche in campo economico e sociale, corresponsabile un sistema informativo carente e talvolta irresponsabile. 
La gente è impreparata, credula, ignorante, alla ricerca di un “nemico” cui addebitare ogni genere di guai fin dai tempi della peste e dei relativi untori: per citare, si imputa all’industria farmaceutica addirittura la diffusione di malattie per speculare sulla vendita di medicine. Nessun settore è risparmiato, neppure le grandi infrastrutture (TAV) che servirebbero solo a far guadagnare le imprese. 
Se il web, nato presso il CERN-Organizzazione europea per la ricerca nucleare di  Ginevra, ha consentito agli scienziati di tutto il mondo di apprendere ogni novità scientifica in tempo reale, è diventato anche il principale mezzo di comunicazione per miliardi di persone, cui spesso veicola messaggi e notizie fasulle e fuorvianti. È necessario pertanto che i gruppi di ricerca si avvalgano di comunicatori scientifici adeguatamente preparati e che i media si attrezzino con giornalisti specializzati. 
Al centro della corretta informazione ci sarebbero le Università, se non fossero templi corporativi. Basti considerare come vengono trattati i giovani ricercatori: retribuzioni basse, laboratori carenti, concorsi truccati. Perciò l’Italia, che è al secondo posto in Europa dopo la Germania, esporta ricercatori; ma dall’estero in Italia vengono in pochissimi. Che i nostri giovani vadano a praticare la ricerca all'estero non è in sé un male. Ma avremmo bisogno che in egual numero ne arrivassero dall'estero a praticare in Italia. 
Le difficoltà del sistema della ricerca sono la diretta conseguenza della disfunzione del sistema Paese.  Avremmo bisogno di maggiori finanziamenti. Un dato illuminante anche se poco noto: lo Stato finanzia la ricerca e sviluppo con lo 0,6% del Pil, come la Germania.   Restiamo però al di sotto delle media Ue: ?l’1,29% del Pil nel 2016, contro il 2,03% degli standard europei. L’equivalente di 21,6 miliardi di euro, contro i più di 92 miliardi messi sul piatto dalla Germania. Quattro volte di meno. La differenza è costituita dalla mancanza di finanziamenti da parte dell'industria, perché da noi non c'e' piu' un sistema industriale. 
Alle relazioni è seguito un intenso, appassionante dibattito. Tra i molti interventi degli invitati, citiamo quelli dell’arcivescovo di Camerino mons. Francesco Brugnaro (l’Università non riesce a diventare scuola) e di Livia Pomodoro (ci sono seri dubbi sulla libertà della ricerca scientifica). C’è stato anche spazio per le notizie positive: con lo spostamento delle facoltà scientifiche della Statale a Expo verrà dato un fondamentale contributo alla realizzazione del Parco delle Scienze, del Sapere, dell’Innovazione. Un argine all’oscurantismo medievale di ritorno.

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