Come un bucaneve, sbocciare d'inverno al calore del sole

"Fiorire d'inverno" è il titolo del secondo libro scritto da Nadia Toffa, pubblicato a quattro anni di distanza dal primo "Quando il gioco si fa duro". In questi quattro anni: 2014-2018 molte cose sono cambiate nel mondo e molte in quello personale della giovane bresciana Nadia, perché da circa un anno la giornalista de "Le Iene" ha scoperto di avere il cancro. Una malattia di cui molti - anche se colpiti - evitano di parlarne. Nadia Toffa ha invece preferito, nella sua schiettezza, parlarne da subito, riprendendo non appena possibile il proprio lavoro di conduttrice televisiva e di giornalista d'assalto. Inizialmente munitasi di una parrucca che le copriva la testa rimasta sguarnita dei suoi biondi capelli, ogni tanto aumentando di peso per via delle cure a cui si sottopone, la ragazza cresciuta all'ombra della leonessa d'Italia ha continuato a lavorare ben sapendo che la reazione migliore alla malattia - cortisone e chemio a parte - è l'energia che si riesce a produrre impegnandosi in ciò in cui si crede, evitando per quanto è possibile di piangersi addosso col risultato di inzupparsi come pulcini. Da quando Nadia Toffa è approdata a "Le Iene", nel 2009, all'età di trent'anni, abbiamo tutti imparato ad apprezzare la tenacia, la serietà, la professionalità che questa giornalista ha saputo infondere nei propri servizi, e sempre con la simpatia ben stampata sul viso la cui bellezza è simile a quella di un fiore dischiuso dal calore del sole. Del resto lei si paragona ai bucaneve, i cui boccioli in apparenza fragili e piegati verso il basso sono capaci di compiere il miracolo di fiorire d'inverno. E nel freddo inverno anche alla sua malattia  questo è successo, visto che è riuscita a rinascere come un fiore a primavera.

La trasmissione per la quale da quasi dieci anni lavora dopo un apprendistato di diversi anni a Telesanterno e a Retebrescia non è - come l'ha definita un giornalista di mia conoscenza - intrattenimento, perché a questo punto sarebbe intrattenimento anche un documentario sugli orrori dei campi di concentramento o sulla strage dei cuccioli di foca. Al contrario si tratta di un programma i cui ideatori e conduttori scavano a fondo nella notizia riuscendo, il più delle volte, a ottenere che truffe e truffatori, pedofili e delinquenti vari, siano scoperti e messi in carcere. Poco tempo fa un conduttore radiofonico di Radio Due ha parlato di uno scherzo che "Le Iene" avevano fatto a Red Canzian, componente del disciolto complesso dei Pooh, e che il conduttore aveva gradito. Tutto però detto dopo avere sparlato del programma in questione. Ora, se è lecito preferire o meno un programma a un altro, questo lo si può e lo si deve dire solo nel privato, non dai microfoni di una radio pubblica diffusa a livello nazionale. E questo poi, da parte di chi? Di un conduttore che nella conduzione doppia rappresenta il lato B; e non solo in senso letterale ma anche nel doppio senso. Un programma televisivo che va in onda da ben 22 anni e comporta necessariamente la realizzazione di molti servizi non sempre può azzeccare la riuscita di tutti e il gradimento di molti. Ciò che però conta è che sul piatto della bilancia quello rappresentante i buoni e onesti risultati sia il più colmo, senza trucchi e trucchetti vari quali pesi inseriti di soppiatto.

Sulla copertina di questo sincero e bel libro, il cui sottotitolo è "La mia storia", Nadia Toffa appare in un bellissimo primo piano, gli occhi lucenti ammantati di dolcezza lievemente malinconica. Ci piace ricordare quello che lei scrive all'inizio dell'ultimo capitolo, quando afferma che "tutte le cose veramente belle di questo mondo ti spettinano: viaggiare, volare, correre, tuffarsi in mare, fare l'amore, ridere a crepapelle. Perciò, se non si vuole perdere la bellezza, bisogna lasciare che la vita ci spettini".

Ecco, ai personaggi televisivi che ci appaiono quotidianamente perfettamente laccati e magari medusizzate nel volto perché per evitare che si notino i segni del tempo viene tolto il dettaglio della telecamera che le inquadra in primo piano, è preferibile una persona che sia meno personaggio e più plausibilmente vera, e che sappia farsi valere per quello che di buono e di onesto è in grado di proporre. Per cui: Forza, Nadia!    

Antonio Mecca

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