Dalla gelateria di provincia al successo internazionale

Per una strana ragione non ero mai stato a Bellaria, e sì che sulla costa romagnola mi ci sono recato varie volte, ma sempre sul lungomare che da Rimini porta a Cattolica passando per le cittadine di Miramare, Rivazzurra, Bellariva, Marebello. Questa volta mi ci sono voluto recare di proposito, perché è a Bellaria che ha vissuto dai primi anni Cinquanta Raffaella Pelloni non ancora Carrà, sotto l'attenta tutela della mamma Iris e della nonna Andreina, le quali gestivano un bar gelateria in piazza Matteotti, abitando nell'appartamento di una casa a due piani che si affaccia sul viale Paolo Guidi rinominato viale dei platani per la presenza di questi alberi. La gelateria è adesso gestita da due ragazze straniere, quindi sempre da due donne, come ai vecchi tempi si trattava di Iris e Andreina. L'edicolante di piazza Matteotti: Federico Moretti, mi racconta di avere incontrato per l'ultima volta Raffaella quattro anni fa, quando la soubrette era tornata a Bellaria in occasione del matrimonio di un suo nipote, e si era recata all'edicola di Moretti ad acquistare i giornali in compagnia di una guardia del corpo. 
Una anziana signora che incontro lì nei pressi, mi dice che l'ultima volta che l'ha vista è stato l'anno scorso, e di avere compreso che non stava per niente bene, che le era sembrata come raggrinzita e quasi accorciata di statura. È lei ad indicarmi l'indirizzo di Angela, amica di infanzia di Raffaella. Mi reco in via Lamone, non lontano dall'ufficio postale e incontro dapprima il marito: Gilberto Mazzocchi, e poi sua moglie: Angela Borghesi, che con squisita simpatia tutta romagnola mi dà appuntamento per il pomeriggio alle quattro per parlare dell'amica Raffaella, da lei sempre chiamata Lella, che ha avuto modo di frequentare incontrandola tra i nove e gli undici anni, la quinta elementare e la prima media, dopo che Lella si era trasferita da Bologna dove era nata il 18 giugno 1943. In lei accorpava due regioni: l'Emilia e la Romagna, come l'Italia intera accorpava lei: Raffaella.
Giungo nuovamente a Bellaria a metà pomeriggio, sotta una pioggia che mi fa pensare allo splendido racconto di Raymond Chandler "In un giorno di pioggia", dove il protagonista è un detective senza nome. Io sono un giornalista che il nome ancora deve farselo, per cui qualcosa ci accomuna. Angela è una donna che di recente ha conquistato una certa notorietà apparendo diverse volte in televisione, intervistata proprio a proposito della sua passata frequentazione con la giovane Raffaella. Racconta che nel bar-gelateria gestito dalla mamma e dalla nonna ci venivano per esibirsi anche nomi di cantanti alle prime armi quali Gianni Morandi e Gianni Pettenati. Il nome Gianni ricorre più volte, perché oltre ai due futuri colleghi è stato il nome anche del futuro compagno della sua vita professionale e privata: Boncompagni, di 11 anni più anziano di lei, che ha rappresentato per la giovane show-girl anch'essa alle prime armi ma in grado di disarmare con il suo sorriso disarmante non solo un autore prima e un regista poi dei suoi programmi, ma anche un sostituto della figura paterna così importante per tutti noi e in primis per le donne, visto che il padre Raffaele aveva abdicato al suo ruolo paterno pressoché da subito. Differenza di età non vista bene dalle due donne di famiglia Iris e Andreina, così come sempre loro non avrebbero visto bene l'unione tra Raffaella e Sergio Japino, il quale non si poteva di certo considerare bello e impossibile ma solamente impossibile, almeno per loro. Angela racconta che la sua celebre amica rispondeva volentieri alle domande inerenti il suo lavoro, ma non a quelle personali. Povera Raffaella: così fortunata nel lavoro, soprattutto quello televisivo, ma ben poco sul piano personale, dato che il primo compagno l'abbandonerà dopo undici anni (proprio come la differenza che intercorreva tra loro) per una minorenne mentre col secondo la faccenda non durerà: in quanto ad amore, molto di più. Il desiderio che prende pressoché tutte le donne, soprattutto a una certa età, di diventare mamme lei non lo avrebbe visto esaudirsi, e sebbene la bilancia che ciascuno di noi ha a disposizione per la propria vita ha visto il piatto della fortuna sovrabbondare ampiamente rispetto a quello della vita privata, l'amarezza per quel fallimento non poteva mancarle. Raffaella Carrà ha rappresentato per molti italiani e non solo italiani una figura quasi di famiglia, che a seconda del sesso e dell'età della persona poteva considerarsi di lei fidanzato, sorella, madre, padre. Quel padre che forse lei ha raffigurato in Corrado, il grande conduttore che l'ha veicolata nelle sue prime trasmissioni di successo, dall'ultima Tv in bianco e nero alla prima a colori. Così come lei ha traghettato noi spettatori dall'età dell'innocenza a quella della consapevolezza e maturità, che non sempre stanno a significare felicità.
Antonio Mecca

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