FURORE di John Steinbeck

Ogni mattina alle ore 08:00 proponiamo ai nostri lettori la parte iniziale e finale di un capolavoro della letteratura universale.

Furore (The Grapes of Wrath, 1939) di John Steinbeck

INCIPIT: Nella regione rossa e in parte della regione grigia dell’Oklahoma le ultime piogge erano state benigne, e non avevano lasciato profonde incisioni sulla faccia della terra, già tutta solcata di cicatrici. Gli aratri avevano cancellato le superficiali impronte dei rivoletti di scolo. Le ultime piogge avevano fatto rialzare la testa al granoturco e stabilito colonie d’erbacce e d’ortiche sulle prode dei fossi, così che il grigio e il rosso cupo cominciavano a scomparire sotto una coltre verdeggiante.

FINIS:Il ragazzo alzò la voce: “Ma muore, vi dico!”

“Zitto,” disse la mamma. E guardò il babbo e zio John, che stavano in piedi vicini all’uomo malato guardandolo con occhi impotenti. Poi guardò Rosa Tea avviluppata nella coperta, e aspettò d’incontrarne lo sguardo. Allora le due donne si lessero profondamente negli occhi, e Rosa Tea, respirando in fretta, accennò di sì, e la mamma sorrise e mormorò: “Brava bambina, ero certa!”

Rosa Tea bisbigliò: “Fai andar via gli altri?” e la mamma la rassicurò d’un cenno del capo. Ora il suono della pioggia sul tetto era soltanto un fruscio. La mamma si sporse in avanti e baciò la figlia in fronte, poi si raddrizzò e ordinò: “Andate fuori un momento sotto la tettoia, voialtri, tutti.”

Ruth aprì la bocca per parlare e la mamma la zittì. “Silenzio, fuori!” Li sospinse fuori, anche il ragazzo, ed uscì anch’essa per ultima.

Per un minuto Rosa Tea continuò a sedere nel silenzio frusciante del fienile, poi si alzò faticosamente in piedi aggiustandosi la coperta attorno al corpo, si diresse a passi lenti verso l’angolo e stette qualche secondo a contemplare la faccia smunta e gli occhi spenti. Poi s’inginocchiò e si sdraiò accanto a lui. Il moribondo scosse lentamente la testa in segno di rifiuto. Rosa Tea si denudò il petto e glielo offrì, passandogli una mano sotto la testa. “Qui, qui, così”. Con la mano gli sosteneva la testa e le sue dita lo carezzavano amorevolmente tra i capelli. Ella si guardava attorno, e le sue labbra sorridevano, misteriosamente. 

 

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