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GLI SCELLERATI DI FRÈDÈRIC DARD

  • 09 dicembre 2018
  • Cultura

Il Sanantonio definito da Oreste del Buono una macchina per scrivere umana

Pubblicato di recente dalla Casa Editrice Rizzoli un romanzo di Frédéric Dard uscito in Francia nel lontano 1959: "Gli Scellerati". 
Frédéric Dard è più noto, sia in Francia sia da noi, con lo pseudonimo di Sanantonio, nome d'arte da lui utilizzato tra il 1949 e il 2000, il cui protagonista era il più delle volte il commissario Antoine San-Antonio, asso della polizia parigina. Sebbene questo pseudonimo gli garantiva successo e denaro, perché garante esso stesso di azione e divertimento, Frédéric Dard non rinunciò mai del tutto al suo nome vero, che soprattutto negli anni '50 e '60 apparve sulle copertine dei suoi libri. 
"Gli Scellerati" fece la sua comparsa in un anno in cui lo scrittore pubblicò ben dieci libri, cinque con lo pseudonimo di San-Antonio, uno con quello di Frédéric Charles e quattro con il suo nome tra questi "Gli Scellerati". Il romanzo: ottimamente tradotto da Elena Cappellini, è narrato in prima persona dalla protagonista, la diciassettenne Louise, che descrive l'incontro tra lei e una giovane coppia di americani: marito e moglie, i quali vivono nella cittadina di Léopoldville, un sobborgo di Parigi, dove la ragazza è impiegata in uno stabilimento chimico il cui puzzo ammorba la cittadina e le anime di chi ci abita e dove lei vive - sopravvive sarebbe meglio precisare - in una squallida villetta insieme alla madre e al compagno, perché il padre naturale aveva fatto perdere le sue tracce poco dopo avere messo incinta la madre.
Louise lavora in fabbrica sognando di lasciarla al più presto e - insieme ad essa - anche e specialmente la ben poco speciale città di Léopoldville, la propria casupola, il patrigno -che spesso beve e la picchia- nonché la madre, una donna fatua, avida e insipida.

Prima di rientrare in quella casa che lei mal sopporta, è solita fare un giro nei dintorni, tanto per ritardare il momento del rientro. Un giorno passa nei pressi della villa abitata da una coppia di americani, Jess e Thelma Roland. Una donna che fa nulla tutto il giorno, se non fumare e  bere. Il marito è impiegato presso il quartiere generale della Nato in Europa, che si trova: o perlomeno si trovava ai tempi in cui la vicenda viene narrata, a Parigi. La ragazzina: attratta dal lusso della casa, da quello dell'auto americana, e dalla signorilità della giovane coppia decide di chiedere loro un impiego da domestica, e questi accettano. In breve, lei si innamora di Jess, ma lui è sempre - nonostante i suoi non pochi vizi - innamorato della moglie. Fino al tragico epilogo, dove Thelma e Louise (ben prima del famoso e celebre film) si troveranno a che fare con un passaggio a livello incustodito e con un burrone varcato con l'automobile. Il marito di Thelma sopravvive, e la ragazzina si vedrà costretta a fare ritorno a casa, per scoprire di lì a poco di essere rimasta incinta a causa di una notte di sesso, proprio come la madre che restò incinta a diciassette anni dopo una notte d'amore. Il romanzo non è un poliziesco, anche se ne assume una certa atmosfera mano a mano che va avanti nello svolgimento della storia, con uno stile in apparenza leggero ma non leggiadro che ricorda quello di Simenon, con il quale Frédéric Dard ebbe modo di collaborare nel 1950 per la riduzione teatrale di un romanzo dell'autore di Maigret. Si è parlato, oltre che di Simenon, anche di Céline per definire lo stile cupo e intenso dello scrittore francese nato nel 1921 a Jailleu nei pressi di Lione, e morto nel 2000 a Bonnefontaine, nei pressi di Friburgo. Oreste Del Buono avrebbe definito Frédéric Dard una macchina per scrivere umana, come già aveva fatto per il suo prolifico amico Scerbanenco, e in effetti con i suoi trecento romanzi (di cui ben 184 aventi per protagonista il commissario Sanantonio) lo scrittore francese può benissimo rientrare in questa categoria. Una categoria di prima, poiché la sua scrittura non è stata seconda a nessuno. Un esempio fra tutti tratto da "Gli Scellerati": "Gli uomini non si accorgono mai di niente. Sembra quasi che i loro occhi siano fatti per cogliere solo la visione d'insieme. Mai i dettagli". Neppure il tanto conclamato Simenon, che seppur giustamente considerato un big della letteratura tanto da auto considerarsi talvolta il meglio fico del big-oncio, non è però forse tale da precedere un collega quale Dard è stato, sebbene quest'ultimo sia noto più che altro nel suo Paese e in parte, nel nostro. Si spera comunque di vedere un po' più spesso riapparire in Italia il suo nome e le sue opere, senza dimenticare i 61 romanzi con il commissario Sanantonio che vanno dal 1980 al 2000. Un ventennio, questo, non da camicia nera bensì da camicia bianca come il sorriso smagliante a trentadue denti di una giovane bellezza che raggiunge il podio per consegnare al vincitore la coppa del primo premio.

Antonio Mecca   


 
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