IL RITORNO DEL '900 A BRERA ASPETTANDO PALAZZO CITTERIO

"I quadri non possono più aspettare" - ha esordito il direttore James Bradburne, inaugurando il ritorno dell'arte del Novecento alla Pinacoteca di Brera, con i capolavori, radunati in gran parte negli anni '70 per iniziativa di Franco Russoli, grande soprintendente dell'epoca.
Boccioni e Carrà, de Pisis e Morandi, Modigliani e Sironi, fino a Braque e Picasso, 80 delle opere più amate della Pinacoteca, appartenenti alle collezioni Jesi e Vitali, sono ora visibili nel cuore del museo.
"Non è una mostra è solo una risposta temporanea - ha chiarito Bradburne. - Queste opere staranno qui fino a quando non potremo trasferirle nella loro casa permanente, il nuovo museo Brera Modern, nel vicino Palazzo Citterio: una strategia necessaria, per venire incontro al pubblico e per sanare la mancanza nei confronti delle famiglie benefattrici, che da decenni attendono una sistemazione definitiva delle collezioni donate e che avrebbero potuto ritirare, come hanno fatto gli Juncker, anni fa. Siamo costretti anche dai termini delle donazioni a esporle e gli eredi generosamente ci hanno concesso il tempo di riorganizzarci con l'esposizione alla Pinacoteca - ha continuato il direttore. - Il successo di Brera è anche il successo delle partnership pubblico-private. Grazie alla generosità e alla visione di benefattori come Giovanna Sacchetti, siamo stati in grado di superare gli ostacol".
Per il sostegno all'operazione la marchesa Giovanna Sacchetti, quale presidente della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus, il 20 giugno ha vinto la terza edizione della "Rosa di Brera", il prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno a un personaggio che si è distinto per il contributo alle attività e ai progetti della Pinacoteca.
L'allestimento de "Il ritorno del '900 a Brera" è stato curato da Marina Gargiulo, che ha raggruppato le opere secondo il sistema delle rastrelliere usato nei depositi, "rispettando gli artisti e mantenendo un criterio stilistico e cronologico". Al centro delle sale IX e XV sono stati creati ad hoc dei contenitori con vetrate trasparenti e griglie metalliche, che si aggiungono al deposito a vista, in uso nella sala XXIII: un intervento di valorizzazione fondato sul principio del “museo visibile”, cuore della missione della Pinacoteca, che, mostrando a tutto tondo l'anima di Brera, migliora l’esperienza del visitatore, il quale può ora ammirare in una veste insolita alcuni tra i massimi capolavori del '900, sculture di Marini comprese.
Il trasferimento delle opere a Palazzo Citterio, che diventerebbe il museo del grande collezionismo milanese del secolo scorso, dipende ora dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. Dopo 40 anni e molti soldi pubblici, il Palazzo è finalmente restaurato, ma inadatto a ospitare le straordinarie collezioni di arte moderna italiana, un patrimonio che Milano ha mostrato di meritare, anche presentando subito il progetto per le migliorie necessarie. I tempi tecnici dicono che a Natale del 2020 il Palazzo può essere pronto, ma il Ministero, governato dal Ministro Bonisoli, che sta togliendo ai Musei le autonomie che di recente li hanno svecchiati dalla burocrazia e aumentato i visitatori, non ha ancora dato l'ok ai lavori, e non è questione di soldi. Ancora una volta dipende da Roma che cosa Milano può avere.
Grazia De Benedetti

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