L'ultimo cliente - 13

Fu nel secondo vagone che lo vide.

Era intento a leggere un noto giornale sportivo dalle pagine color rosa, e quando vide il controllore gli porse automaticamente il proprio abbonamento. Il controllore lo tenne in mano più a lungo delle volte precedenti per avere il tempo di leggerne il nome e la residenza, e imprimerseli nella memoria. Poi seguitò nel controllo del biglietto degli altri passeggeri. Non appena ebbe sorpassato i posti di cui uno dei quali occupato dall'uomo che le foto del poliziotto gli avevano mostrato, il capotreno – non visto – segnò sul suo cellulare nome e indirizzo di quell’uomo. Poi, finito il controllo dei biglietti nello scompartimento, tornò con passo rapido nella carrozza in cui si trovava il funzionario di polizia. Che nel rivederlo, e con espressione eccitata, comprese che la ricognizione aveva dato i suoi frutti.

- È nella seconda carrozza – disse a bassa voce il capotreno. – Ho segnato il suo nome e la località di residenza. – Gli mostrò il telefonino aperto alla pagina sulla quale aveva scritto nome e residenza. Scalise lesse. Luca Aldighieri. Stresa. Proprio lo stesso nome presente nell'archivio Bonelli.

- Ottimo lavoro – lo complimentò.

– Vado a raggiungerlo, ma a debita distanza, non si preoccupi.

Si alzò, sorridendo alla ragazza che lo fissava ora con lo sguardo sgranato come un rosario in mano a una suora durante la messa. Solo che lei sembrava avere assistito a un prodigio, a differenza delle religiose che in quelle orazioni pronunciate meccanicamente il prodigio lo rievocano senza però mai vederlo. Il commissario si diresse nella seconda carrozza, ma prima di entrare aspettò che il treno fermasse a Gallarate. Dopodiché, mentre i passeggeri salivano, entrò nello scompartimento. 

Lo scorse subito, perché seduto contromano. La faccia spuntava dalle pagine aperte del giornale sportivo. Scalise sedette in uno scompartimento a sinistra di quello occupato dal probabile assassino. Senza farsi notare, gettava ogni tanto uno sguardo in apparenza distratto sul soggetto. Corrispondeva alla perfezione con l’uomo fotografato alcune settimane prima, mentre parlava al citofono del palazzo nel quale la prostituta era stata uccisa. Sulla rete portabagagli notò una borsa da viaggio simile a quella presente nella fotografia.


Antonio Mecca

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