La strega e il capitano: casa Melzi 1616

Nel gennaio del 1986, l'allora sessantacinquenne Leonardo Sciascia pubblica il libro "La strega e il capitano", la storia autentica di Caterina Medici, una domestica a servizio nel 1616, a Milano, nella casa del senatore Luigi Melzi, il quale Melzi - colto da un mal di stomaco grave e continuo del quale i medici non riescono a diagnosticare la causa - si finisce, si vuole, farlo derivare dalla stregoneria esercitata dalla sua domestica Caterina, a servizio in quella casa già da diversi anni. Caterina verrà torturata fino a farle ammettere anche il falso, per poi finire bruciata come era d'obbligo per le streghe.
Scriverà Sciascia: 
"Ogni tirannia ha bisogno di crearsene uno (di pericolo), di indicarlo, di accusarlo di tutti quegli effetti che invece essa stessa produce di ingiustizia, di miseria, d'infelicità tra gli assoggettati".
Sembra di rievocare ciò che successe in Germania negli anni '30 e '40 del Novecento, e che poi si sarebbe ripetuto in altri luoghi del nostro pianeta, perché l'Uomo sarà anche fatto "A sua immagine", come titola la trasmissione domenicale condotta dalla bella e brava Lorena Bianchetti, ma ciò che da Lui ha preso o creduto di prendere è spesso il Male assoluto, dove nel suo nome si sono compiuti e si continuano a compiere i crimini più orrendi, le teorie più assurde messe scelleratamente in atto, che atto dopo atto finisce per produrre una tragedia di inenarrabile atrocità. Così come c'è ancora molta gente che non crede all'esistenza dei campi di concentramento, ce ne è altra ai giorni nostri che non crede all'esistenza del virus che da due anni affligge l'essere umano, convinta che sia una invenzione dei medici e degli infermieri ad essi sodali, i quali intendono instaurare la dittatura medica per i loro motivi più biechi. Eccoli qui a blaterare dunque "No Vax", "No Cav", "No Tav", "No Trav" (quest'ultima la sola cosa su cui potremmo anche essere d'accordo!). 
Alessandro Manzoni nel XXXI capitolo de "I promessi sposi", ricorda che il protofisico Ludovico Settala "cooperò a far torturare, tanagliare e bruciare, come strega, una povera infelice sventurata, perché il suo padrone pativa strani dolori di stomaco, e un altro padrone di prima era stato innamorato di lei".
Non si può non pensare alla "Storia della colonna infame", nella quale la peste era dovuta ai cosiddetti untori, che andavano a infettare case e cose e persone per produrre un repulisti che avrebbe svuotato Milano nonché vari altri centri abitati della Lombardia. Il libretto di Sciascia: 80 pagine scarse e scarne, venne pubblicato nel 1986. Lo scrittore siciliano era noto per i suoi libri di divulgazione storica, che affrontava in maniera stoica, come nel bellissimo "L'affaire Moro", libri che producevano in chi li leggeva un apprendimento e forse una apprensione riguardante un passato mai del tutto passato, che ancora oggi stende i suoi tentacoli sugli indifesi che sventuratamente ne sono sue vittime.
Antonio Mecca

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