MARZO

Racconto poliziesco di Macc Tony

L’hotel Oceania era uno di quegli alberghi che occupano l’intero piano di un vecchio palazzo, in genere ottocentesco o del primo Novecento. In quel palazzo databile fine Ottocento erano presenti altri due alberghi. L’Oceania era situato al terzo piano. Il portone di ingresso era ancora aperto, e un vecchio ascensore in legno scuro era presente a sinistra, ai piedi della larga scala in marmo bianco che con sontuose giravolte simili a quelle di un ermellino intorno al collo di una nobildonna conduceva ai piani superiori. La cabina si trovava al quarto piano. Cardona premette il pulsante di chiamata, restando nell’attesa a rimirare la vecchia grata in ferro formata da minuscoli quadrati simili a vuote caselle di un vecchio cruciverba intonso. Arrivata la cabina in legno, il commissario vi entrò, richiuse la doppia porta e premette il pulsante corrispondente al terzo piano. Mentre saliva, estrasse la pistola e ne controllò il caricatore. Dopodiché la ripose, con la sicura sbloccata, nella tasca destra del giaccone.

L’ascensore arrivò a destinazione. Il poliziotto uscì. L’hotel aveva due serie di stanze divise da un tratto di corridoio esterno che si affacciava sul cortile interno. A destra c’erano il pianerottolo con la scala e, a sinistra, l’ingresso dell’albergo. Spinse la porta ritrovandosi nella ricezione. Dietro un tavolo di legno scuro, una bella ragazza, scura di capelli ma non altrettanto legnosa gli sorrise come se stesse aspettando lui e soltanto lui.

- Buonasera – lo salutò con voce dall’accento siciliano.

- Buonasera -  rispose Cardona con il medesimo accento ma non altrettanto seducente. Le mostrò il distintivo; lei  attenuò il sorriso fino a ridurlo all’intensità di un lumicino. – E’ in camera Andrea Marelli?

La ragazza per tutta risposta diede un’occhiata alla rastrelliera alla sua sinistra, in parte occupata da grosse chiavi munite di targhetta con numero. 

- No – rispose voltandosi nuovamente verso di lui. – Cosa succede?

- Da quanto è uscito? – chiese lui ignorando la domanda.

- Non saprei. Ho preso servizio mezz’ora fa.

- C’è ancora il collega che l’ha preceduta?

- Sì. Adesso la chiamo.

Sollevò la cornetta e compose alla tastiera un numero di due cifre. Di lì a poco qualcuno rispose.

- Anna – disse la ragazza, - c’è qui la polizia. Puoi venire, per favore? – Dopodiché riattaccò .

- Arriva subito.

Di lì a un minuto una bella signora sulla quarantina dai lineamenti armoniosi fece il suo ingresso dal corridoio. - Buonasera – salutò con voce dall’accento indefinibile, perché per metà romano e per l’altra metà straniero.

- Buonasera. Quando ha visto uscire Marelli? – andò subito al sodo il poliziotto.

- Penso sia stato… tre ore fa all’incirca.

- Ho bisogno di perquisire la sua camera.

Lei apparve turbata. – Ma… è proprio necessario?

- Direi proprio di sì, visto che il vostro cliente è un assassino. Le due donne si scambiarono un’occhiata. Poi Anna, che probabilmente delle due era la responsabile, staccò dalla rastrelliera una chiave simile alle altre ma si trattava di una chiave passepartout. 

- Mi segua – invitò la donna. Uscirono sul pianerottolo, lo attraversarono, sospinsero una porta simile a quella dalla quale erano appena usciti e misero piede in un corridoio con diverse camere. All’estremità un corridoio perpendicolare al primo si dipartiva a sinistra e a destra con un’altra decina di porte. Anna prese a sinistra e si fermò davanti alla terza. Per scrupolo bussò. Quindi, non ottenendo risposta, infilò la chiave nella serratura e aprì. Il poliziotto sospinse gentilmente da parte la donna e varcò la soglia della stanza. La camera era vuota, il letto perfettamente rifatto e in penombra perché le grosse tende in stile ottocento occultavano la finestra. Il bagno si trovava a sinistra dell’entrata, di fronte ai piedi del letto matrimoniale, e la porta era socchiusa. Cardona la aprì delicatamente con la punta della scarpa. Ai suoi occhi apparvero dapprima lo scomparto doccia, quindi il bidè con a fianco la tazza del water, poi il lavandino sormontato dallo specchio. Una borsa di tela azzurra era posata su un treppiede di tela grigia posto acanto all’armadio.

- Va bene – disse il commissario  alla sua accompagnatrice. – Adesso torni pure alla reception e se arriva Marelli mi avvisi per telefono.

- D’accordo – disse lei.


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