"Negli occhi di Marianne",

Questo mese di maggio ha visto l'uscita del romanzo di Frédéric Dard "Negli occhi di Marianne", uno dei dieci libri che il grande e prolifico romanziere francese pubblicò nel corso del 1956. Un saggio dello stesso autore pubblicato 33 anni dopo, nel 1989 - I colori del nero - sta bene a indicare quello che lo scrittore lionese ha rappresentato nel campo della letteratura poliziesca, sebbene Dard fu molto noto soprattutto in Francia e poi anche in Italia a partire dal 1970. Il grande critico americano Edmund Wilson, che i polizieschi non li amava certo, fece uno strappo alla regola nel 1945 solo per "Addio, mia amata", secondo romanzo del ciclo di Marlowe quando così scrisse: "Non c'è solo un intreccio a enigma, ma anche un senso di malessere che viene trasmesso al lettore, e l'orrore di una cospirazione segreta che si manifesta continuamente nelle combinazioni più svariate e imprevedibili. Per scrivere bene un romanzo del genere bisogna saper inventare personaggi ed episodi, saper creare un'atmosfera; e Chandler vi riesce..."
Questo si può adattare anche a Frédéric Dard e ai suoi romanzi neri, i quali vedono generalmente un uomo finire preda di una dark lady o di una folle la quale supportata dalla sua bellezza finisce per irretirlo rendendolo e arrendendolo alle sue spire malefiche. Forse il periodo: seconda metà degli anni Cinquanta, risentiva ancora dell'antifemminismo viscerale messo a punto dagli scrittori di polizieschi a partire dagli anni Venti; c'è comunque da dire che alcune donne sono effettivamente così, ed è fra queste "per fortuna eccezioni" che gli scrittori di polizieschi: Hammett, Chandler, Chase, Dard erano soliti pescare. Si dice che la letteratura può imitare la realtà, e quest'ultima può a sua volta imitare la letteratura. 
In questo bel romanzo di Frédéric Dard: "Negli occhi di Marianne", si ha una donna giovane e bellissima che all'inizio del romanzo viene investita, di notte, dall'auto del protagonista, il giovane pittore francese Daniel Mermet, in vacanza in Spagna il quale si prenderà cura di Marianne non solo per quanto riguarda le ferite fisiche, ma soprattutto per quanto riguarda quelle psichiche, poiché la donna ha infatti perso la memoria. Memoria che finirà per riacquistare, pagando per questo la fine dell'amore del pittore - il quale ha nel frattempo appreso mediante sue personali ricerche chi la donna è - finendo quindi per provare sgomento per quanto ha scoperto.
"Quando è sincero, l'amore si avvicina sempre alla morte. Perché l'amore è prima di tutto una sete di assoluto e niente è più assoluto della morte".
Queste parole scritte dall'autore ben si attagliano al nero della vicenda. Verso la fine del romanzo l'uomo apprende
 che la donna ha ucciso il figliolo di cinque anni e l'anziano coniuge, per poi fuggire in Spagna. L'assassinio del figlio da parte della propria madre non può non farci riandare con la memoria indietro di una ventina d'anni, quando in Italia un innocente di pochi anni è stato massacrato dalla madre e dalla sua follia. Fatti del genere sono sempre accaduti, però certo fingere di credere che l'esistenza sia un qualcosa di falsamente idilliaco non aiuta di certo. Per cui ben vengano scrittori come Frédéric Dard era capaci di ben confezionare storie truci che prendendoci per mano, come Virgilio faceva con Dante, per condurci nel profondo degli inferi, e poi uscirne a rigenerarsi alla luce della ragione.  
Antonio Mecca

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di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
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