PADRI E FIGLI - Ivan Seergevic Turgenev
- 17 febbraio 2020 Cultura

La letteratura universale
a cura di Antonella Di Vincenzo
INCIPIT
– Che c’è, Pietro? niente ancora si vede? – domandava il 20 maggio 1859, uscendo senza berretto sulla bassa scalinata dell’albergo sulla strada maestra di...., un signore sui quaranta, in soprabito polveroso e calzoni a scacchi, al suo domestico, ometto giovane e paffuto, dalla peluria bianchiccia sul mento e dagli occhi foschi.
Il domestico, nel quale le turchine agli orecchi e i capelli fragranti di pomata e il portamento affettato, tutto insomma, rivelava un domestico progredito, si affrettò a guardare lungo la strada e rispose:
Il domestico, nel quale le turchine agli orecchi e i capelli fragranti di pomata e il portamento affettato, tutto insomma, rivelava un domestico progredito, si affrettò a guardare lungo la strada e rispose:
– Niente ancora si vede.
– Niente? – ripetè il padrone.
– Niente, – tornò a dire il domestico.
FINIS
E saranno forse vane quelle preghiere e quelle lagri-me? ed è forse possibile che non sia onnipotente l’amor santo e devoto?... Oh no! sia pur violento e ribelle il cuore che riposa in una tomba, i fiori che vi si schiudono sopra ci guardano tranquilli con gli occhi innocenti; nè ci parlano solo del riposo eterno, di quel gran riposo della natura indifferente: ci parlano anche di una eterna riconciliazione e di una vita che non ha tramonto.