PRESERVIAMO LA STAZIONE DI PORTA GENOVA

Scrivo munito unicamente di speranza. La speranza che Milano non si dimostri per una volta Milano e che non consideri sempre il passato un fardello inutile che preclude o compromette il futuro. La speranza che il piccolo fabbricato della stazione di Porta Genova non venga demolito ma preservato. In teoria, ed anche in pratica, il vincolo storico ne garantisce la sopravvivenza ma, se qualcosa insegna la storia meneghina, è che nel corso dei secoli questo vincolo è stato interpretato, distorto e talvolta ignorato per buttar giù e ricostruire oppure modificare drasticamente. Il Castello Sforzesco e la Porta Nuova medievale, 1167 d.C. (nota oggi come archi di Via Manzoni), ad esempio, hanno rischiato di sparire in favore di altri progetti e solo la presa di posizione di alcuni coraggiosi o illustri milanesi li salvarono.

Tornando alla stazione in questione, il modesto edificio non vanta certo velleità architettoniche di riguardo ma forse molti non sanno che è l’unica stazione milanese, dai gloriosi albori del treno, ad essere ancora in funzione; è lì dal 1870 e non è praticamente cambiata in 154 anni. Una pietra miliare del pendolarismo ferroviario meneghino, sulla linea Milano-Vigevano-Mortara, che prese vita ancor prima: nel 1854.

Delle prime stazioni ferroviarie milanesi ormai non c’è più traccia, o meglio, la traccia c’è ma non importa a nessuno. La capostipite fu la stazione di Porta Nuova nel lontano 1840 sulla linea Milano- Monza; la seconda in Italia dopo la Napoli-Portici. L’edificio, ancora conservato e in ottimo stato, è oggi adibito ad hotel di lusso. Tuttavia sul sito dell’albergo non se ne fa menzione alcuna. Non comprenderò mai la moderna comunicazione, in particolare quella milanese, che tutto brucia e ogni cosa fagocita per vendere un’illusione. Fossi stato nei panni dei proprietari dell’hotel ne avrei fatto un vanto per attirare i turisti: “Trascorrete una notte indimenticabile in un pezzo di storia milanese. Soggiornate nella prima stazione ferroviaria della città e viaggiate nel passato assaporando il presente.”

Sul sito si trova invece la solita sfilza di parole inconsulte come connettività o cool, condite dallo stereotipo della Milano del design, dello shopping e della baldoria di Corso Como. In pratica: venite, comprate, sbronzatevi…E per carità, non pensate; potrebbe venirvi un’emicrania.

La storia non vende e quindi è inutile. Un errore madornale che la nostra Milano, fondata nel 623 a.C., non ha mai compreso.

La mia preoccupazione per la piccola stazione di Porta Genova deriva da tutto ciò. Consapevole che le mie parole poco o nulla possono contro la svendita di passato, intelletto e coscienza spero solo che l’edificio venga in qualche modo salvato. E poco importa, giunti a questo punto di assoluto oblio, se ci faranno l'ennesimo centro commerciale, un polo del design, della moda o un’altra mangiatoia. Basta non udire il rumore delle ruspe per dimostrare ancora una volta che oggigiorno a Milano tutto il resto è silenzio.

Riccardo Rossetti

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