Rivisto di recente il lavoro teatrale: "Sarto per signora", di Georges Feydeau, scritto nel 1887 dal ventiquattrenne commediografo francese che rappresentò il suo primo, grande successo. La commedia è stata realizzata per la Rai nel 1980 dal regista cinematografico Paolo Cavara, su pellicola a colori, cosa questa abbastanza insolita poiché i lavori teatrali generalmente vengono ripresi in elettronica e con più telecamere. La pellicola e la conseguente registrazione del sonoro hanno prodotto un lavoro esteticamente bello, complici le musiche agrodolci e nostalgiche composte da Filippo Trecca che sottolineavano i vari passaggi della vicenda e dell'esistenza, procurando allo spettatore una compartecipazione che oltre a divertirlo lo rattrista anche. Il protagonista Alberto Lionello, attore fra i più bravi che il teatro brillante abbia avuto si destreggia da par suo fra i meccanismi a orologeria messi a punto da Feydeau, ben supportato dal bravo Mico Cundari, dalla brava Giusy Raspani Dandolo e dalle brave e belle Maria Rosaria Omaggio e Lia Tanzi, a quel tempo non solo attrici di vaglia ma anche di una bellezza di sogno dal quale uno non vorrebbe risvegliarsi mai. Il risultato: eccellente, procura piacere alla visione e un senso di dolce tristezza verso un mondo privo di riguardi per gli altri, che una continua serie di menzogne svillaneggia con crudeltà. Tutto per cercare di combattere la noia con avventure amorose che almeno per pochi istanti riusciranno nell'impresa di far dimenticare il vuoto della propria esistenza. Feydeau morì nel 1921, anno in cui sarebbe nato un altro grande della letteratura francese: Frédéric Dard detto Sanantonio. E forse mai come in questo caso fu un passaggio del testimone davvero azzeccato.

Antonio Mecca