Tra poco ricorrerà l’anniversario delle Cinque Giornate di Milano: 18\22 marzo.
Nel 1848 i nostri avi, male in arnese, poco equipaggiati e contro un nemico invincibile riuscirono a conquistare la propria libertà.
Ne perdemmo tanti: troppi. Donne indomite, ragazzini che facevano la staffetta tra una barricata e l’altra, uomini semplici e integerrimi, anziani che, dopo una vita sotto il giogo dello straniero, ancora non avevano rinunciato a un futuro migliore.
Non importava l’estrazione sociale, non contavano il proprio credo o l’appartenenza politica.
Eravamo tutti sulle barricate. Tutti insieme. E insieme riuscimmo nell'impossibile.

Ora ci troviamo ad affrontare un nemico invisibile, subdolo, insidioso che non indossa uniformi e non impugna armi ma che sta tentando di decimarci e piegarci.
Come allora non ci arrenderemo. Senza nazionalismi esasperati o individualistiche opinioni ma con la sola consapevolezza di esserci gli uni per gli altri e di appartenere alla storia e al presente del Nostro Paese, riusciremo anche in questa occasione nell'impresa.
L'unico Tricolore a sventolare nella mia via durante questa commemorazione è sempre stato solo il mio. Non fate che accada nuovamente.
Dimostriamo a coloro che ci hanno preceduto che i loro sforzi non sono stati vani, che il loro esempio non è stato dimenticato. E che da oggi non saranno solo le Cinque Giornate di Milano a essere ricordate.
Anche se siamo costretti a rimaner distanti, a non poterci incontrare e a non vederci in volto, oggi come allora, siamo tutti sulle barricate e non ne scenderemo finché la pace non sarà tornata. Finché non potremo nuovamente abbracciarci.

Riccardo Rossetti