TRASFERTA ITALIANA 14

Decisi di recarmi in via Farinelli, dov'era andato alcune ore prima Frank Stevens, lì si trovava la villetta segnalatami dal collega americano. Vidi ben presto la macchina che Frank aveva ripreso col telefono, inviandomi le relative immagini. Mi avvicinai, tentandone la maniglia, che però rimase chiusa. Mi recai alla porta di ingresso della casa; anche lì la maniglia non cedette. Mi diedi da fare con una sorta di chiave universale, che ben presto ebbe ragione della serratura. Tolsi dalla fondina la pistola, sbloccandone la sicura. L'interno era buio, ma mentre avanzavo mi parve di avvertire un rumore, una sorta di ansito affannoso. Dall'interno trapelava una striscia di luce, precisamente dalle listarelle semichiuse delle tapparelle. Avevo nella mano sinistra una piccola torcia elettrica, che accesi indirizzandone la luce davanti a me. Così lo vidi: legato, imbavagliato e disteso sul pavimento.

- Frank! – esclamai avvicinandomi. Quindi abbassai la pistola e mi misi a lavorare sul suo bavaglio prima, e sulle corde poi. Non appena fu sbavagliato, il mio collega e amico prese a parlare.

- Sapevo che mi avresti rintracciato – disse. – Quello che non sapevo era quando.

- Non si può sapere tutto – replicai finendo di slegarlo con la lama di un coltellino che sempre mi porto in tasca. Fu allora che vidi sul pavimento, non lontano da dove ci trovavamo, il corpo di un uomo innegabilmente morto, ucciso da un colpo di arma da fuoco indirizzatogli alla tempia.

Stevens, che aveva seguito la direzione del mio sguardo, disse:

- Ti presento il cliente di Vania.

- La quale adesso dove si trova?

Dopo essere stato liberato Frank si sollevò in piedi, barcollando e rischiando di cadere. Ebbi cura di sostenerlo, e di aiutarlo a fare qualche giro per la stanza fino a quando il sangue riprese a circolare. Mi feci raccontare quello che aveva vissuto da quando era entrato nella casa, sotto la minaccia dell'arma che aveva freddato Genzani. Quindi passai ad informarlo su ciò che avevo fatto una volta approdato al “Parigi”.

- Ora è chiaro che questo povero imbecille – proseguii indicando il cadavere steso sul pavimento – ha venduto ai russi la documentazione relativa ai segreti militari degli aerei ai quali ha lavorato, e che Vania ha finto di adescarlo per poi ritirarli tranquillamente e dargli il denaro promesso. E adesso è probabile che il duo abbia preso il volo per l’ex Unione Sovietica ma pur sempre attuale nazione affamata di segreti relativi a invenzioni altrui. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

- Lo facciamo anche noi americani e voi europei – disse lui saggiamente. – Il mondo va così da sempre.

- E per sempre – conclusi io. Dopodiché ci demmo da fare per perquisire la casa, nella speranza rivelatasi poi vana di trovare qualcosa. Quindi uscimmo nella calda sera di luglio.

 

Antonio Mecca

L'INGLESE CANTANDO

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
EDB Edizioni

Com'è bella Milano

di Albertina Fancetti
EDB Edizioni

L'Osteria degli Orchi

di Albertina Fancetti
EDB Edizioni