TRASFERTA ITALIANA 4
- 04 dicembre 2021 Cultura

Verso
l’una Solmi passò a prendermi per recarci insieme nella downtown, il centro
città, che si riduceva poi al quadrilatero formato dalla grande chiesa
cristiana il Duomo, somigliante a quella di Saint Patrick a New York, alla
adiacente Galleria dedicata al penultimo Re d’Italia padre dell’ultimo Re in
ogni senso, visto a quali rovine questi aveva condotto il Paese, e dove gli
altri due lati erano formati da alcuni palazzi, di un lontano passato,
sopravvissuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Lasciata l’auto
in un garage il mio collega italiano mi scortò all’interno della Galleria
Vittorio Emanuele II, una squisitezza in stile barocco o perlomeno a me così
sembrava farcita di negozi e librerie, un McDonald e alcuni ristoranti. Quello
in cui mi portò Solmi si trovava proprio alla fine della Galleria, all’ultimo
piano raggiungibile tramite ascensore. Approdammo su una tettoia che guardava
la città, e da qui in una sala interna non molto grande contenente una decina
di tavoli. Una ragazza bionda di notevole bellezza accolse Solmi con grande
gentilezza, arrivando ad estendere il suo magico sorriso anche a me. Era una
estensione pericolosa, come quella di un elastico di fionda che una volta
mollato avrebbe lanciato il suo carico ferendo il destinatario. Sedemmo dove
lei ci indicava, a un tavolo per due rivestito di tovaglia a scacchi bianchi e
rossi con al centro un vasetto di fiori e una candela, che la donna si avvicinò
per accendere. Solmi la prevenne.
- No, per favore. Sarà anche, il nostro, un gioco che vale la candela,
ma da questo fino ad arrivare al romantico tete-a-tete, non mi sembra il caso.
Lei rise. Io pure, sulla fiducia.
- Sì, avete ragione. Vi porto il menu. È meno romantico, ma di solito
ben più gradito. In attesa di un piatto di pasta che avrebbe preceduto un
secondo di scaloppine ai funghi, il mio amico mi parlò di Vania, che aveva
iniziato a sorvegliare dal giorno prima, poco dopo avere ricevuto la mia
telefonata.
- Mi sono recato all'indirizzo dove risiede, nei pressi di piazza Udine
che a sua volta è vicina a un grande parco pubblico. Lei abita in una delle
palazzine a due piani della zona, nelle vicinanze di un grande supermarket. Ho
aspettato fino a quando non l'ho vista uscire di casa e di lì a poco entrare
nel supermercato. L'ho seguita per vedere se si incontrava con qualcuno, ma non
si è fermata con nessuno, né all'interno né all'esterno. Ha riempito in parte
il carrello della spesa e poi se n'è tornata a casa. Ho aspettato lì nei pressi
per oltre due ore, senza vederla uscire. Poi me ne sono tornato a casa Non
potevo stare in appostamento per tutto il giorno.
Nel frattempo i due piatti di pasta fumante erano arrivati, per cui
iniziammo a far loro onore.
Riprendemmo il discorso interrotto a fine portata, e fui io a fa
- Come intendi procedere? – chiesi. – Effettuando la sorveglianza a
turni alterni?
- Sì. Pensavo che io potrei fare la notte, mentre tu riposati pure e
poi domani potrai raggiungermi a
questo indirizzo alle sette mediante un taxi.
Mi porse un biglietto dove veniva riportato a penna l'indirizzo
relativo alla casa nella quale alloggiava la ragazza. Poi, a pranzo concluso,
ci andammo. Le palazzine si trovavano immerse nel verde, e quella zona mi
ricordò un po’ la zona che si trova a una delle estremità del ponte di Brooklyn,
a New York.
Non era poi male, ma neppure un qualcosa sulla quale sbavare. Restammo
lì per un po’, dopodiché un taxi mi ricondusse al mio hotel.
Antonio Mecca