Vittorio Paliotti se n'è andato

Meraviglioso scrittore e splendido amico

Apprendere della morte di un amico è sempre qualcosa che ci destabilizza, perché la stabilità che si aveva fino a quando l'amico c'era scompare per sempre. L'amico, Vittorio Paliotti, scrittore napoletano di grande bravura, autore di decine di libri pressoché tutti di ambiente partenopeo: romanzi, biografie, ritratti di persone del luogo. In primis Giuseppe Marotta, del quale Vittorio fu amico devoto e sincero fino alla morte, avvenuta nel 1963, del grande scrittore napoletano, autore di molti libri, fra questi "L'oro di Napoli", "Gli alunni del sole", "A Milano non fa freddo". E di tantissimi articoli, recensioni cinematografiche, cronache di costume.
Del grande Giuseppe Marotta, nato nel 1902, Paliotti fu amico e sodale, quasi un figlio, essendo Vittorio nato nel 1930, il 28 luglio. Si incontravano spesso, magari nella bella galleria Umberto I, completata nel 1890, esatta copia della galleria Vittorio Emanuele II completata nel 1877, nei pressi del Duomo. O lì oppure nel vicino golfo, dove solcando le placide azzurre acque si dirigevano al largo o nella vicina isola di Capri, praticamente uno spicchio di paradiso da gustare con voluttà. Perché Napoli è tante cose: paradiso, inferno e soprattutto purgatorio, nel quale scontare i peccati che tutti noi ci portiamo addosso. 
Vittorio era approdato a Milano nei primi anni Cinquanta, dove aveva immediatamente trovato lavoro nei giornali della Rizzoli: Oggi, Gente, Epoca. E Candido, con il quale collaborava già da Napoli. Conobbe, alla Rizzoli, Giorgio Scerbanenco e Anna Maria Ortese, la grande, immensa autrice de "Il mare non bagna Napoli" e di centinaia fra racconti e articoli. Poi però sembra che la nostalgia della sua altrettanto grande, immensa città si facesse troppo sentire, per cui l'ancora giovane scrittore napoletano decise di fare ritorno a Napoli. Da qui scrisse per i giornali citati prima molti articoli, per approdare poi a "Il Mattino" di Napoli, che oltretutto distava solo poche centinaia di metri da piazza dei Martiri, nei cui pressi Vittorio Paliotti abitava. Ho avuto modo di conoscerlo nel 2002, quando lo contattai per parlare di Marotta e dirgli che avevo fotocopiato in biblioteca tutti i numeri de "L'Europeo" dove il suo grande amico e collega collaborava, con articoli e risposte ai lettori, chiedendogli se potevo portargliene una copia. Lui ne fu entusiasta e fu così che l'altrettanto grande scrittore napoletano mi incontrò portandomi nella sua bella casa di via Poerio prima e poi in un ottimo ristorante lì nei pressi. dove sulla strada parallela sottostante si trova la bella Villa Comunale e, al di là di questa, il meraviglioso lungomare cittadino. Da allora ci è capitato di rivederci, e di risentirci al telefono molte volte, includendo i biglietti di auguri che ci scambiavamo a Natale. Vittorio mi fece dono di diversi suoi libri in diverse occasioni, arricchiti delle sue preziose dediche, che conservo nella mia biblioteca. Se Marotta ebbe vita relativamente breve, Vittorio Paliotti, scomparso esattamente sessant'anni dopo, non per questo può dichiararsi fortunato perché una lunga vecchiaia molto spesso coincide con una lunga malattia. Ma la sua mente è rimasta sempre limpida fino alla fine, consentendogli di scrivere ancora e molto bene.
Forse adesso che non è più su questa terra avrà già avuto modo di rincontrare Giuseppe Marotta, che sperava con passione di potere rivedere e riabbracciare. E chi lo sa che insieme non sorvolino il bellissimo cielo di Napoli per osservare la bella città che ha dato loro i natali e il talento.  

Antonio Mecca

L'INGLESE CANTANDO

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