DIVISI DA UN TAMPONE

La situazione della mappatura nel nostro paese

Da quando è iniziata la fase due dell'epidemia, i tamponi sono stati effettuati sul 2.51% della popolazione.

All'interno di questo primo campione, tuttavia, non mancano le differenze regionali che, in alcuni casi, sono macroscopiche.
Lo rivela uno studio effettuato dall'Alta scuola di economia e management dei servizi sanitari dell'Università Cattolica di Roma.

Le regioni che hanno eseguito più test rispetto alla popolazione che li abita sono il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta e il Veneto.
La Campania è la regione che ne ha fatti di meno.
In Lombardia il tampone è stato effettuato al 2,54% dei residenti.
In Emilia al 3,06%.

Il Piemonte al 2,91%  

Per quanto riguarda la frequenza di somministrazione, tasso settimanale più basso si è registrato in Puglia, quello più alto nella Provincia Autonoma di Trento seguita dal Veneto.

Il Lazio si colloca sotto la media nazionale.

 

Un altro dato interessante riguarda il rapporto tra nuovi casi positivi e numero di persone testate nell'ultima settimana.

Il valore più alto di questo rapporto è stato registrato in Liguria e Lombardia, dove i positivi sono uno su nove.

Nel resto d'Italia il rapporto è uno su venti.  

In Umbria, Molise e Calabria questo indicatore è pari a zero.

Fin qui per i tamponi.

 

Passando alla situazione dei test sierologici la situazione è più frammentaria.

Sono stati avviati in 6 regioni.

La prima è stata il Veneto che ha iniziato il 31 marzo.

L'ultima sarà il Lazio che inizierà lunedì 11 maggio.

Il punto fermo di questa situazione è la decisione unanime di iniziare i test dal personale sanitario.

Seguiranno forze dell'ordine, lavoratori in azienda o popolazione generale campionata.

 

Nel report dell'Università Cattolica, si rileva anche il grado di letalità del virus.

Alla Lombardia il triste primato. La letalità supera il 18%, in primis tra chi ha più di 80 anni.

Tanto per fare un paragone, l'altra regione che preoccupa gli scienziati, il Piemonte ha un tasso di letalità dell'8,25%.

 

Da ultimo si parla del ruolo delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr) ovvero i medici che intervengono sui pazienti con sintomi lievi e che assistono il 31% della popolazione.

La Lombardia copre il 20% della popolazione
Fa molto meglio l'Emilia Romagna con il 91% della popolazione assistita.

La seguono Trento e Bolzano con l'84% di copertura e l'Abruzzo con il 69%.
In Veneto siamo al 49%.

In Lazio, tra le ultime regioni a implementare questo monitoraggio, in due settimane si è arrivati a una copertura del 34%.


 

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