Chiude la Libreria Puccini

Dopo 50 anni di attività.

Se nel 2015 sono state 15 le librerie di Milano costrette alla chiusura, nel 2016 la morìa di librerie non accenna ad arrestarsi. A febbraio di quest’anno, a chiudere battenti è stata l'ultima libreria del quartiere Corvetto, la Feltrinelli della Upim di via Polesine. Al termine di aprile, dopo oltre 50 anni di attività, chiuderà anche la libreria Puccini di corso Buenos Aires. Luca Tesini (43 anni), responsabile del punto vendita, spiega le criticità di un settore ormai preda delle grandi distribuzioni e del mercato online.

Perché chiude la libreria Puccini?
Ci sono tanti perché. Dovendoci confrontare con l'indice di lettura degli altri Paesi, emerge che l'Italia legge poco. Che si tratti di quotidiani o libri è un dato di fatto che si legge pochissimo, vuoi per mancanza di tempo vuoi per scarsa cultura. In altri settori non so ma nel nostro, dal 2007 al 2008, c'è stata una flessione pazzesca. Parlando con amici di corso Buenos Aires, che è una realtà importante per Milano, tutti soffrono questo momento di forte crisi. Nel nostro caso particolare, la causa è da imputare alle vendite. Paghiamo un affitto di 250 mila euro all'anno e siamo cinque dipendenti. Nessuno prende stipendi importanti: si va dai 1.300 ai 1.700 euro. Costiamo all'azienda circa 200 mila euro all'anno. Perciò siamo già a 450 mila euro, poi ci sono le spese condominiali, l'immondizia.

Quali sono stati i segnali più evidenti della vostra crisi?
Noi lavoriamo sui libri di varia su cui abbiamo il 35% di margine di guadagno mentre sui libri scolastici ricaviamo il 18%. Quest'ultimo è un mondo che sta crollando e che per noi rappresentava le fondamenta dell'attività. Praticamente paghiamo i libri di testo ancor prima di venderli perché non c'è la possibilità di restituirli agli editori come invece per i romanzi non venduti. Perciò abbiamo più o meno una marginalità media del 27%. Con 500 mila euro di spese fisse all'anno, quanto dovremmo vendere? Purtroppo anche vendendo più di un milione di copertine non ce la si fa. Al proprietario non rimane nulla.
Sin dalla sua apertura, nel 1963, la libreria era già in corso Buenos Aires, al civico 31, poi lì volevano passare da 270 mila euro di canone di affitto a 360 mila successivamente a un passaggio di proprietà del magazzino. Così, nel 2012, ci siamo dovuti trasferire e attraversando il marciapiede siamo venuti qui per riprovare. Il nostro proprietario, lo stesso che possiede la storica libreria Nanni di Bologna, ha creduto ancora nell'attività che esiste da 50 anni. Ha voluto che continuassimo a lavorare e abbiamo riaperto il negozio pur affrontando spese mostruose. Solo l'impianto anti incendio ci è costato 60 mila euro ma abbiamo fatto lavori per 400-500 mila euro chiedendo aiuto alle banche. Il problema grosso è stato che non siamo riusciti a rientrare dei soldi chiesti per pagare tutte le spese. Il proprietario si è così visto costretto a chiudere ma non prima di versare nel tempo tutti i contributi ai suoi dipendenti e quindi le relative buone uscite. Ad ogni modo, il dato più critico che abbiamo registrato è stato il crollo dei testi scolastici che per noi rappresentavano il 50% del fatturato. Poi ci sono le grandi distribuzioni che ordinano i libri di testo su richiesta, noi invece li abbiamo disponibili tutto l'anno senza eventualmente poterli restituire.

Quanto ha inciso la concorrenza delle grandi catene? In particolare, quanto ha inciso un punto vendita di queste praticamente di fronte a voi?
Ha inciso tanto ma sono in difficoltà anche loro. In ogni caso, consideri che quando eravamo nell'altra sede, a fianco a noi c'era Ricordi. Nel 2000 è stata acquistata da Feltrinelli e solo dopo ha aperto la filiale a pochi metri da noi. l loro clienti è come se fossero al supermercato: trovano facilmente la merce che gli interessa e vanno alla cassa. Noi non possiamo competere con quegli sconti che loro possono permettersi avendo un colosso alle spalle. Il cliente fidelizzato viene da noi per dei consigli o anche se non gli si fa quel tipo di sconto ma il cliente di passaggio che vede in vetrina lo stesso testo che a fianco è deprezzato del 15%, è comprensibile che sia tentato ad andare di là, specie negli ultimi anni con la crisi che c'è e tutti vogliono risparmiare qualcosa. Comunque anche le librerie editoriali sono in crisi, tant'è che anche loro hanno optato per i contratti di solidarietà. Hanno qualche punto di margine in più ma anche loro sono sicuramente in difficoltà. La Libreria del Corso ha chiuso l'anno scorso dopo che anche lei era presente da 50 anni su corso Buenos Aires e ciononostante il nostro fatturato non è aumentato. I clienti si sono diluiti e il numero dei lettori è diminuito. Io sono da 25 anni alla libreria Puccini e i nostri clienti affezionati hanno tutti sui sessant'anni o settant'anni. E' raro che un ventenne compri più di quattro volte al mese.

E quanto avete risentito della diffusione dell'e-book?
Poco. I dati non sono ancora così significativi come in altre realtà. Qualche cliente ci ha detto che ha provato l'e-book ma poi è tornato al cartaceo. Credo che il libro elettronico possa servire per il lettore accanito o per chi andando al mare vuole portarsi più libri o ancora per l'avvocato che recandosi in tribunale deve avere con se i quattro codici: su un iPad può averli tutti e può aggiornarli evitando di ricomprarli più e più volte. Il target più affezionato alla carta rimane quello dei cinquantenni o dei sessantenni.
Ha influito molto invece Amazon che spedisce a casa un libro in due giorni mentre noi per ordinarli agli editori dobbiamo aspettare quattro o cinque giorni se va bene. Come si può fare concorrenza? Non riesco a farla sugli sconti, non riesco a farla sui tempi. Quando ho iniziato nel 1990, su corso Buenos Aires erano molti i negozi di famiglia o dei piccoli artigiani. Ormai tutti i negozi sono franchising delle grandi catene. E poi, adesso, un buon 80% delle attività commerciali sono di abbigliamento, un tipo di attività con marginalità diverse. Parlavo qualche mese fa con un edicolante, mi diceva che nei primi due mesi dell'anno hanno chiuso 27 edicole.
Davide Lorenzano

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