Politecnico: al via le lauree magistrali completamente in inglese

Procede sempre più speditamente l’internazionalizzazione dei corsi di laurea magistrali al Politecnico di Milano, con l’80% degli insegnamenti che a partire da quest’anno si svolgeranno in lingua inglese.

Il percorso che ha portato a questo risultato parte da lontano, precisamente dal 2012, quando il senato accademico deliberò che a partire dal 2014 tutti i corsi di dottorato e magistrali dovessero essere tenuti in inglese. Decisione, questa, che provocò la fronda di circa centocinquanta professori di quasi tutti corsi di laurea, contrari a insegnare esclusivamente in una lingua straniera, con conseguente ricorso al Tar. Il ricorso fu accolto, visto che la decisione del senato accademico era in contrasto col Regio Decreto del 1933, che stabiliva il primato della lingua italiana nell’insegnamento, contro la Costituzione, che sancisce anch’essa la precedenza alla lingua italiana, e contro il principio della libertà di insegnamento.

 Questa sentenza però è stata per così dire aggirata grazie a un trucco: al posto che far decidere al senato accademico l’insegnamento esclusivo in lingua inglese, e quindi calarlo dall’alto,  il voto favorevole è arrivato dalla grande maggioranza dei singoli corsi di laurea, sulle deliberazioni dei quali il Tar non può pronunciarsi. Grazie a questo stratagemma, a partire da quest’anno i corsi impartiti in inglese saranno ben 29, di cui però otto con la possibilità di scegliere anche l’insegnamento in italiano, mentre quelli esclusivamente in italiano solo 5.

 Una rivoluzione, che nelle intenzioni del rettore Giovanni Azzone servirà a dare un respiro globale all’università e ad attrarre studenti stranieri, per procedere verso quella internazionalizzazione già messa in atto da diversi Politecnici in Francia e Germania.  Di diverso avviso altri docenti, che esprimono perplessità sull’esclusività della lingua inglese nei corsi, che abbasserebbe la qualità dell’insegnamento. Altro punto contrario sarebbe la fretta con il quale questo provvedimento è stato introdotto, che non avrebbe dato tempo sufficiente agli insegnanti di prepararsi adeguatamente per insegnare in un’altra lingua, anche se l’università aveva introdotto corsi di inglese per i professori, con tanto di mini test alla fine.

Una questione controversa, quindi, risolta in favore dell’inglese grazie alla tattica di far decidere i singoli corsi di laurea. Il Politecnico tuttavia non ha rinunciato alla questione di principio relativa al suo potere di decidere nelle questioni didattiche, decidendo di impugnare la sentenza del Tar e di sottoporla al giudizio del Consiglio di Stato, che si pronuncerà entro novembre. La motivazione principale del ricorso sta tutta nella volontà del Politecnico di voler chiarire quali siano i margini di autonomia della singola università e fino a che punto possa prendere decisioni riguardanti la formazione degli studenti, al fine di garantire loro la miglior istruzione possibile.

Fabio Figiaconi

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