SENZA CASE E SENZA CASINI È SOLO UN GRAN CASOTTO

La prostituzione, che piaccia o no, fa parte della storia dell'uomo. La prima forma di prostituzione documentata risale ai tempi dei Sumeri, intorno a 5000 a. C. Si trattava di una forma di prostituzione considerata sacra: ogni donna doveva recarsi, almeno una volta nella vita, presso il santuario babilonese di Militta e avere un rapporto sessuale con un viaggiatore sconosciuto. La concessione del proprio corpo veniva effettuata per conquistare le benevolenze della dea Nana, la più importante divinità dell'amore.
Anche nella Bibbia si parla di prostituzione: le prostitute, riconoscibili dal volto coperto, si appostavano ai bordi delle vie di grande passaggio e offrivano il proprio corpo in cambio di una capra. Qualora il viandante, non avesse avuto a seguito il gregge, per poter usufruire della prestazione sessuale, doveva lasciare in pegno oggetti di valore. Il pegno gli veniva restituito solo quando portava l'animale.

Pare che forme di prostituzione sacra venissero esercitate anche ai tempi dell'antica Roma. Il punto di riferimento era la dea Lupa e le prostitute, per attirare l'attenzione dei clienti, ululavano. Per questo motivo erano chiamate lupae e i luoghi dove esercitavano la professione lupanare. Le lupae, chiamate anche passeggiatrici o lucciole, venivano ritenute socialmente utili: gli uomini, grazie al sesso a pagamento, non violentavano le donne e non importunavano quelle già sposate.

Nell'antica Grecia nonostante l'esistenza delle case chiuse (autorizzate nel VI secolo a.C.) le prostitute si trovavano anche nelle strade e si facevano riconoscere usando un sandalo particolare che imprimeva nella sabbia la parola seguimi.
Nel nostro paese a volere la legalizzazione delle case chiuse fu il conte Camillo Benso di Cavour. Cavour, nel 1861, dopo l'unità D'Italia, fu il primo Presidente del Consiglio. Le case chiuse venivano chiamate così perché avevano le persiane sempre serrate. In questo modo era pressoché impossibile che qualcuno potesse "sbirciare". 
Le case, chiamate anche case di tolleranza (perché tollerate dallo Stato), erano di tre categorie: la I, la II e la III. L'appartenenza a una categoria piuttosto che a un'altra era determinata dall'ambiente, più o meno lussuoso, e dal costo delle tariffe.
Cavour introdusse appositi bandi per la concessione delle licenze per l'apertura delle case chiuse. Stabilì, inoltre, le tariffe, le tasse e i controlli, da parte di un medico, della salute delle prostitute. Tali controlli servivano per limitare il contagio delle malattie veneree.
Le tariffe erano applicate a seconda della durata temporale della prestazione sessuale: Le prostitute pagavano regolarmente le tasse, il sabato non lavoravano e la domenica andavano alla messa vestite di giallo.
Nel 1888 il presidente del Consiglio Francesco Crispi, con un'apposita legge, vietò l'apertura delle case chiuse in prossimità di asili, di scuole e di luoghi di culto religioso. Vietò, anche, all'interno delle case, la vendita di cibo e bevande, di cantare, di ballare e di fare delle feste.
La legge 75 del 20 febbraio 1958, conosciuta come la legge Merlin, determinò la chiusura delle case chiuse. L'approvazione di tale legge costò, alla Senatrice Angelina Merlin, dieci anni di durissime lotte e ardue battaglie contro i molti parlamentari che si opponevano alla chiusura. Come tutte le norme che chiudono un'epoca e ne aprono un'altra, la legge Merlin ha suscitato un dibattito sociale, per molti versi, ancora aperto. I sostenitori della legge ritengono che la riapertura delle case chiuse rappresenterebbe un vero e proprio ritorno al passato quando le donne che svolgevano "la professione" erano trattate come schiave del sesso e marchiate, sempre e ovunque, come prostitute. Secondo loro, poi, non vi è nessuna certezza che con la riapertura delle case la prostituzione esercitata nelle strade finisca. I contrari alla legge, invece, riapirebbero le case per garantire la salute delle prostitute e dei loro clienti nonché per evitare incontri a luci rosse ovunque e a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Al di la delle opinioni, però, l'unica cosa certa è il casotto che si è venuto a creare: le prostitute, nella maggior parte dei casi, sono donne straniere sfruttate da loschi individui che le attirano in Italia e che poi le obbligano a vendere il proprio corpo, l'aids si diffonde sempre di più e nelle vie circolano prostitute e viados seminudi che per pochi euro sono disponibili a soddisfare qualsiasi richiesta. Forse sarebbe il caso di trovare un'adeguata soluzione magari tenendo conto dei punti di vista sia dei favorevoli sia dei contrari. Del resto la prima a cercare sempre una forma di compromesso era proprio lei, la Senatrice Lina Merlin, ex partigiana e componente dell'Assemblea Costituente che stilò la nostra Costituzione.  

 Flavio Fera

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