Un genere il poliziesco che reclama competenza e stoffa

Chase racconta una società violenta perché a essere violenti siamo noi esseri umani

James Hadley Chase nacque a Londra il 24 dicembre 1906. Il suo vero nome era René Brabazon Raymond, la cui famiglia di origine proveniva dalla Francia, Paese dove al termine della seconda guerra mondiale lo scrittore si trasferirà, per poi lasciarla successivamente per la più tranquilla ed economica Svizzera. Da molti considerato americano per via delle sue ambientazioni (soprattutto in Florida, nella immaginaria Paradise City, una sorta di Miami letteraria) e per lo slang adoperato nella maggior parte dei suoi 92 romanzi, René Raymond esordirà nel 1939 all'età di 32 anni, con il romanzo "Niente orchidee per Miss Blandish", scritto in soli sei fine settimana quando ancora lavorava per un grossista di libri. Il futuro scrittore dal futuro radioso per il successo e il denaro ottenuti, si era sempre mosso fra i libri, dapprima in qualità di commesso di libreria, poi come venditore di enciclopedie porta a porta (tanto da farlo diventare non bruno come Vespa bensì nero per la stanchezza e la rabbia accumulate) e infine come grossista. Il romanzo, ambientato in Kansas appunto negli anni Trenta, narra del rapimento della giovane figlia di un ricco milionario (in dollari) da parte della banda guidata da Ma' Grissom (una sorta di realmente esistita Ma' Barker) e di suo figlio Slim, un pericoloso psicopatico che si incapriccerà della ragazza finendo per provocarne il suicidio. Il giovane scrittore, pur essendo ancora alle prime armi, dimostrerà di sapere usare bene le armi che la letteratura poliziesca è solita utilizzare: azione, violenza, suspense, buone battute. Sceglierà lo pseudonimo di James Hadley Chase forse per rendere omaggio a James Mahallan Cain, autore del famoso "Il postino suona sempre due volte"; in quanto a Chase: caccia, per inviare ai lettori una sorta di insegna atta ad avvertirli di ciò che nei suoi libri troveranno: storie di azione serrata che seppure talvolta condite di un certo umorismo fornito da buone battute avranno sempre per protagoniste la violenza e l'azione. Chase fu amico del collega e compatriota Graham Greene, e probabilmente fu per rendergli omaggio che chiamerà Raven il gangster protagonista del suo romanzo "La tratta delle bianche", uscito nel 1941 ma solo di recente pubblicato su "Il Giallo Mondadori". Raven: lo stesso nome del sicario protagonista di "Una pistola in vendita", uscito nel 1936 e scritto da Greene, del quale, oltre che amico fu anche, come lui, un componente del Secret Intelligence Service. Nel 1942 Chase pubblicò l'unico suo libro di racconti: 14, e non solo di matrice poliziesca. Per il resto, la sua produzione consta di ben 92 romanzi usciti tra il 1939 e il 1985 (anno in cui: il 6 febbraio, morirà: in Svizzera, a Corseaux sul lago di Ginevra, dove si era da tempo trasferito). Quindi la media esatta di libri pubblicati dallo scrittore inglese in 46 anni di attività sarà di due libri l'anno. Chase utilizzerà vari pseudonimi nella sua carriera di narratore. Oltre a quello principale, anche quello di Raymond Marshall in 18 romanzi (Raymond come il suo cognome e Marshall come quello del suo datore di lavoro: Simskin Marshall). Poi James L. Dockerty e Ambrose Grant, sebbene nel leggere le sue storie crude e violente non sia esattamente un'ambrosia quella che si sorbisce. Questa varietà di nomi fu iniziata negli anni della guerra, quando la carta era razionata e ogni scrittore non poteva averne più di tanta. Criterio che dovrebbe essere utilizzato anche oggi con determinati scrittori, da parte degli editori. In Francia, dove il suo stile letterario era molto apprezzato, il 12 gennaio 1950 verrà rappresentata una commedia tratta dal suo primo, famoso romanzo, la cui riduzione sarà affidata al giovane Frédéric Dard, fresco autore del primo libro con il suo commissario San-Antonio. La commedia conoscerà grande successo e farà conoscere anche i due grandi scrittori che finiranno per diventare amici. Nel 1955 anche il seguito di "Niente orchidee per Miss Blandish", vale a dire "La carne dell'orchidea", verrà adattato per il teatro sempre da Frédéric Dard e - sempre in quell'anno - Dard dedicherà un romanzo della sua serie poliziesca di San-Antonio al suo amico Chase con la seguente dedica: "A James Hadley Chase con devozione". Lo scrittore britannico, pur scrivendo anche miniserie con protagonista lo stesso personaggio, preferirà romanzi dove il protagonista muta di volta in volta come la muta di un sommozzatore che scandaglia il fondale infido della società. Ciò che non muta sarà il suo volto pessimistico rivolto alla società e agli uomini, una società violenta perché ad essere violenti siamo noi esseri umani. Non solo polizieschi, ma anche romanzi di spy story che non faranno rimpiangere i polizieschi ma compiangere i suoi molti colleghi che non avranno neppure la metà del suo talento narrativo. A partire dal 1948 saranno molte le trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi, tra le quali appunto "Niente orchidee per Miss Blandish", "La carne dell'orchidea", "Eva", diretto quest'ultimo dal regista americano trasferitosi in Gran Bretagna Joseph Losey e interpretato dall'attrice francese Jeanne Moreau. I romanzi di Chase non sono tutti quanti dei capolavori perché la sua densa produzione (oltre novanta libri) difficilmente poteva permettergli questo, soprattutto nei suoi ultimi anni, quando la stanchezza si faceva sentire. Però quasi tutti risultano e risaltano più che accettabili, e seppure questo scrittore non può essere accomunato a Céline e soprattutto a Dostoevskij come in Francia qualche critico osò fare, di certo c'è che fu uno scrittore straordinariamente abile e non certo labile per ciò che riguarda la sua professionalità, uno scrittore del quale non basta dire che i suoi romanzi li studiava a tavolino, come se bastasse una formula per tirare fuori una buona pozione alchemica o una buona porzione di dolce. E il tavolino non può essere neppure quello a tre gambe utilizzato dai medium per le sedute spiritiche, dove evocare e avocare a sé spiriti di illustri scrittori affinché con il loro passato talento possano ispirare il presente talento di autori mediocri o non sufficientemente predisposti per un certo genere che reclama competenza e stoffa.

Antonio Mecca 

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