UNA STORIA METROPOLITANA

Di Albertina Fancetti
Puntata dodici

Martina e Michele arrivarono alla festa di compleanno di Roberto, che aveva luogo nella casa del festeggiato. Avevano appena avuto una discussione perché la ragazza aveva pregato Michele di restare “pulito” almeno per quella sera, in modo da poter trascorrere la serata come due ragazzi normali, ma lui era arrivato sconvolto con Nino e Cecilia al seguito. Martina era così delusa e arrabbiata che avrebbe voluto tornare a casa e rinunciare alla festa, ma aveva mentito a sua madre dicendole che si sarebbe fermata a dormire da una compagna di scuola e, se fosse tornata indietro la mamma si sarebbe insospettita. Inoltre aveva tanto aspettato quella serata, che aveva deciso dovesse essere la sua “prima volta” con Michele. La festa proseguiva al suono del giradischi sul quale girava l’ultimo disco dei Duran Duran, ma nessuno ballava. Sul divano c’erano solo coppie che pomiciavano e anche Roberto, abbracciato alla figlia della lattaia, invitò Martina e Michele a seguirli in camera da letto, dove chiuse la porta a chiave. Si sdraiarono tutti sul letto matrimoniale e, anche se quella situazione di promiscuità non era quella che Martina aveva immaginato, tuttavia la presenza di Simona le diede coraggio. Imitando i movimenti sicuri e sensuali della ragazza più grande, si lasciò andare alla sensazione di amore e di complicità che si avvertiva in quella stanza. Fece l’amore con Michele, e la presenza dell’altra coppia non l’imbarazzava più, anzi l’aver condiviso quell’esperienza con gli amici la faceva sentire protetta e accolta nel gruppo, e meno colpevole. Dopo quella sera il suo rapporto con Michele divenne ancora più stretto e appassionato, avevano rapporti tutte le volte che se ne presentava l’occasione e Mariella, la madre dei due bambini, le consigliò di fare uso della pillola anticoncezionale per scongiurare il pericolo di una gravidanza, offrendogliene una scatola delle sue per provarne l’effetto. Martina la ringraziò, si sentiva finalmente trattata da adulta, aveva trovato qualcuno con cui parlare dei suoi problemi senza sentirsi giudicata.

La signora Calvi stava tornando a casa dopo essere stata dal parrucchiere, godendosi la breve passeggiata in una giornata di primavera, gli alberi del quartiere erano fioriti e si avvertiva il profumo del glicine sbocciato al tiepido sole sulla ringhiera delle terrazze. Vide avvicinarsi la madre di Monica e, messa di buon umore dalla bella stagione, decise di fermarsi per fare due chiacchiere con lei. La vicina di casa la salutò cortesemente, mantenendo però un atteggiamento distaccato, che le diede la certezza che fra le due ragazze fosse accaduto qualcosa di spiacevole.

«Allora come va? È da molto che non vedo Monica…» disse con curiosità.

«Si grazie Monica tutto bene… Martina piuttosto…» insinuò acida la madre di Monica.

«Sembra andare abbastanza bene anche lei, almeno con lo studio si è ripresa discretamente… ma non si frequentano più le nostre ragazze?» non riuscì a fare a meno di chiedere la signora Calvi.

«Pare proprio di no! A quanto mi ha riferito mia figlia, Martina ha preferito altre compagnie… soggetti che Monica non approva». 

«Non credo di capire, vuole spiegarsi meglio…» la mamma di Martina si fece molto attenta.

«Avrei preferito non dover essere io a dirglielo…» mentì la madre di Monica, che si sentiva invece estremamente compiaciuta. «ma visto che me lo chiede… pare che sua figlia frequenti una compagnia di drogati che passano il pomeriggio ai giardini della piazza appena fuori dal nostro quartiere e di cui fa parte anche Sabina, la figlia del panettiere che una volta frequentava lo stesso liceo e che ormai risulta assente da molto tempo. Monica ritiene questi ragazzi molto pericolosi quindi… se me  lo consente… le consiglierei di tenere gli occhi aperti. Mi dispiace signora Calvi, adesso devo proprio scappare» e così dicendo si allontanò impettita, lasciando la sua interlocutrice più turbata che mai. Quando salì le scale per raggiungere il suo bell’appartamento, il buonumore di poco prima l’aveva del tutto abbandonata. Si sedette in salotto a riflettere, e con il passare del tempo il turbamento lasciava il posto a una sorda rabbia. Come osava Martina mettersi in una situazione tale da farle fare una figura tanto penosa con i vicini di casa. «Oh Dio! e se lo sapesse suo padre?».

Solo il pensiero la terrorizzava, suo  marito si era dedicato alla carriera delegandole l’educazione dei figli, e le aveva lasciato tutto il tempo e il modo per poterlo fare più che egregiamente. Le aveva permesso di condurre una vita da casalinga di lusso, senza problemi finanziari, organizzando le vacanze nei luoghi più prestigiosi e una certa attività mondana durante i fine settimana. L’unica cosa che le aveva chiesto tacitamente in cambio, era di svolgere al meglio il suo compito di madre e, se era vero quanto le aveva riferito la mamma di Monica, con sua figlia aveva fallito. 

Decise quindi di affrontare da sola il problema con Martina senza coinvolgere il marito, almeno fino a quando le sarebbe stato possibile. Non avrebbe potuto sopportare di vederlo deluso, e di conseguenza vedere diminuita la stima che lui le aveva sempre riservato. Andò in cucina a preparare il pranzo, ricordandosi all’improvviso che i due ragazzi non sarebbero affatto tornati a casa e soltanto Martina sarebbe rincasata dopo mezzogiorno.

«Bene! Così potrò affrontarla senza testimoni.» pensava

 

 

 

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