47° anniversario della strage dell'Italicus

CNDDU: le vittime aspettano ancora giustizia

Tra la notte del 3 e 4 agosto 1974 un ordigno esplose sul treno Italicus proveniente da Roma e diretto a Monaco di Baviera via Brennero, uccidendo 12 persone. Fu un'atroce carneficina che lascia impietriti e attoniti per i molteplici interrogativi connessi e mai svelati. Esecutori e mandanti, spesso associati a personalità appartenenti all'estrema destra / loggia P2, sono ancora oggi ignoti in quanto coloro che erano stati individuati e condannati in precedenza, successivamente, sono stati assolti nei vari processi. 

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare i nomi delle vittime innocenti nella speranza che un giorno si possa rendere autenticamente giustizia alla loro memoria attraverso la conquista della verità:

Elena Donatini, anni 58

Nicola Buffi, anni 51

Herbert Kontriner, anni 35

Nunzio Russo, anni 49

Marco Russo, anni 14

Maria Santina Carraro in Russo, anni 47

Tsugufumi Fukuda, anni 32

Antidio Medaglia, anni 70

Elena Celli, anni 67

Raffaella Garosi, anni 22

Wilhelmus J. Hanema, anni 20

Silver Sirotti, anni 24

Alla domanda: che cosa è una strage? Noberto Bobbio rispondeva:

“Fra tutte le azioni delittuose che gli uomini possono compiere contro altri uomini, la strage è una di quelle che più si avvicina al male radicale: è il massimo delitto, l’omicidio, diretto consapevolmente contro gli innocenti. Colui che colloca una bomba micidiale su un treno o nella sala d’aspetto di una stazione, sa con certezza che le vittime che il suo gesto produce non hanno, rispetto al fine o ai fini che egli si propone, nessuna colpa.” (Norberto Bobbio, La democrazia violentata, in “Nuova Antologia”, 129 [1994], pp. 253-254).

Oggi è importante far capire alle nuove generazioni il concetto di strage e le bieche motivazioni che accompagnano tali atti terroristici. Attraverso percorsi di Educazione civica è possibile introiettare, trasmettere ai giovani valori di umanità e solidarietà, unico antidoto contro la deriva di spinte antidemocratiche.

prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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