A PROPOSITO DELLA M4 E ALTRE STORIE

Era ora. Ci voleva. E siamo tutti contenti.

Sull'utilità della Linea Quattro della Metropolitana non vi è nulla da eccepire. Lasciamo le sterili lamentele ai detrattori e a chi politicizza gaberianamente ogni grande risultato o insulso avvenimento.

Ora si viaggia spediti e dall'Aeroporto di Linate a San Babila si giunge in un lampo.

Sul fatto, invece, che ci si incensi e si dia fiato alle trombe per otto fermate in quasi dieci anni è una questione tutta legata ai nostri tempi. La moderna comunicazione piuttosto che scegliere di elevarci intellettualmente e socialmente, ha deciso di rivolgersi a noi con un linguaggio da bimbi in età prescolare, o peggio, come se fossimo affetti da ritardo mentale… So che oggi si dice disabilità intellettiva ma sarebbe già un lusso dato che ci considerano a tutti gli effetti degli idioti. Frasi fatte, più di altri che proprie, puerili aforismi, spesso sgrammaticati, e pensierini da scuole elementari dettano oggi il nostro modus vivendi e il moderno approccio al lavoro. 

Abbassare l’asticella dell'umano intelletto è molto più redditizio che elevarla. Insiemi di parole, dove significante e significato viaggiano su binari separati, proposizioni affette da analfabetismo funzionale e locuzioni ad effetto dissociate totalmente dalla realtà dei fatti, di questi tempi vendono: vendono il nulla ma ne vendono tanto. La gente non legge, non si informa e quasi mai approfondisce; se uno slogan da due soldi corrisponde vagamente alle proprie idee o alle proprie inclinazioni, lo si prende per buono. Pensiero critico? Caro e vecchio buon senso? Saggezza popolare? Cercateli sul dizionario, perché solo lì sono rimasti.

Il Comune di Milano, come tutti, ha abbracciato appieno questi nuovi dettami. Solo in questo periodo si poteva celebrare la mediocrità con cotanto pomposo clamore: ricordiamo, otto fermate, meno della metà del percorso, in quasi dieci anni (tutto doveva essere pronto e finito nel 2015) e ancora tredici da aprire. E sul termine aprire sorgono ulteriori dubbi semantici, perché se si intende “il buco c’è e il convoglio ci passa”, allora nulla da dire. Ma con i lavori di superficie come la mettiamo? I comitati di zona hanno assistito, e assistono inermi da tempo, a questo stillicidio privo di una data effettiva di fine lavori. In Corso Concordia (fermata Tricolore) ad esempio, il nuovo assetto pare sarà pronto a fine settembre: intanto il traffico, imbottigliato ormai in due misere corsie, non accenna a diminuire. Tutt'altro.

Cionondimeno, la nota dolente giunge adesso. Per completare la rimanente tratta della M4 si sta scavando attualmente in pieno centro storico. E dal centro storico, come era ovvio, riemergono reperti di un’epoca lontana. Se ci sono voluti quasi due lustri per aprire otto fermate, lontano dall'antica Milano, riusciremo davvero a completarne quasi il doppio in un anno e mezzo come è stato proclamato? Che ne sarà di quei ritrovamenti, ad occhio e croce risalenti al periodo medievale? Ce ne daranno notizia? Troveranno il posto che loro compete in un museo o magari verranno inglobati nelle fermate interessate (come in altre città estere) per mostrare al mondo che siamo qui dal 623 a. C. e possiamo vantare un'invidiabile storia? Oppure, dato che in effetti non se ne sta parlando, spariranno nell'opportunistico silenzio dell'odierna comunicazione al soldo dei finanziatori?

A tal proposito, le fermate della nuova linea di metropolitana, rasentano uno squallore di rara fattura; quando ti trovi all'interno, ti pervade l'istinto di aprire la bocca in attesa dell'anestesia.

Il percorso interessato tracima storia da tutti i pori: la culla dell’Aviazione italiana, la Fossa Interna, il Redefossi, le mura medievali…

A qualcuno in assessorato si illumina una lampadina? Partendo dall'Aeroporto Enrico Forlanini e proseguendo sulle vie d’acqua meneghine, ogni stazione potrebbe essere abbellita con ottocentesche fotografie della nostra Milano (la rete ne è strapiena). Un' operazione che non richiederebbe gran dispendio di denaro e che non contrasterebbe con il consueto strapotere degli sponsor: tanto loro sono già lì e altri ne arriveranno.

Il suggerimento è del tutto gratuito e disinteressato. Con qualche gigantografia, posizionata qua e là, i milanesi ricorderebbero le nostre meraviglie trascorse e i turisti si renderebbero conto di viaggiare sotto secoli di invidiabile storia; non transiterebbero solo come redditizie deiezioni in un'asettica cloaca.

Concludiamo con la gloriosa 73, o ciò che ne rimane, il 273 che neanche per sbaglio lambisce più la città di Milano. Eliminata completamente la storica tratta cittadina, le persone che prendevano il vecchio autobus dovranno farsi a piedi, con valigie al seguito, dal chilometro e mezzo ai due per raggiungere una fermata della linea quattro. La domanda, a ogni buon conto, rimane un'altra. Ma davvero saremo l’unica città, Europea almeno, a non possedere un collegamento municipale di superficie dall'aeroporto al centro? La metropolitana, come altrove semmai, coadiuverebbe tale trasporto. Un imprevisto guasto e la gente dovrà, se lo trova, prendere per forza un taxi? Purtroppo qui si ricade nella tendenziosità e lasceremo ad altri le illazioni.

Il lavoro è stato fatto e, si ribadisce, siamo tutti contenti. Sul come, alla gente della strada, non rimane altro che una mera opinione, supportata troppo spesso da fatti contraddittori o sospetti, conditi e camuffati da eventi sfarzosi e paroloni rassicuranti.

Riccardo Rossetti

L'INGLESE CANTANDO

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Com'è bella Milano

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