A qualcuno piace caldo: il Jazz
- 15 maggio 2023 Cultura

È ogni tanto piacevole riveder un vecchio film, e rivivere per immagini un'epoca che non c'è più.
L'altra sera è stato il caso di "A qualcuno piace caldo", uno dei capolavori della cinematografia hollywoodiana, diretto da Billy Wilder nel 1959 e interpretato dal fior fiore degli attori americani: Marilyn Monrose, Tony Curtis, Jack Lemmon. Quest'ultimo si può ben classificare primo fra i tre in quanto a verve recitativa, bravura stilistica, simpatia travolgente. Il secondo era bello e bravo. La prima era brava e bella. Marilyn era un'esplosione della natura femminile alla quale aggiungeva incanto quella sorta di stupore di bambina che aleggiava nei suoi bellissimi occhi. La vicenda si svolge nella Chicago del 1929, vale a dire esattamente trent'anni prima della lavorazione del film. Due musicisti: di sassofono e di contrabbasso, interpretati rispettivamente da Tony Curtis e Jack Lemmon, assistono per caso alla strage di San Valentino organizzata da Al Capone e riescono a fuggire per un soffio all'uccisione. Sapendosi ricercati, decidono di intrufolarsi in una band tutta al femminile in partenza per la Florida, per cui si travestono da donne. Approdati in Florida vivranno altre mirabolanti avventure fino al finale a sorpresa, dove Jerry - Daphne tallonato da un ricco gaudente gli si rivelerà per quello che è strappandosi la parrucca e dicendo: "Sono un uomo!". Al che il milionario ribadirà: "Bé, nessuno è perfetto".
Su questa formidabile battuta il film finisce, lasciando nel dubbio lo spettatore sul prosieguo della storia. La storia che invece il proibizionismo ha avuto sulla società americana per oltre dieci anni (dal 1920 al 1933) ha dell'incredibile. Quello di proibire lo spaccio regolare di alcolici porterà a una proliferazione del gangsterismo finendo per arricchire malavitosi del calibro di Al Capone, portando a centinaia di omicidi negli scontri a fuoco dove non sempre erano vittime esclusivamente soggetti di gang avversarie, ma anche esponenti della legge o della stampa oppure semplici passanti testimoni loro malgrado. Poi il tutto finì, e si poté così tornare a bere quanto si voleva e con chi si voleva. Wilder non era americano, austriaco di nascita che si naturalizzerà in seguito tedesco, un figlio della Germania... Vedeva quindi la società americana con l'occhio disincantato dell'europeo...
Le sue sceneggiature, ben scritte e ben dirette, partendo dagli occhi dello spettatore scendono giù fino al suo cuore.
Antonio Mecca