ACCADDE IL 10 MARZO

10 marzo 1959 - Cina: La resistenza tibetana culmina in una grande sollevazione popolare repressa dal governo cinese. Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, fugge dal Tibet alla volta dell'India. La Cina, dopo la rivolta nel Tibet, scioglierà il governo tibetano insediando il Panchen Lama.



Tenzin Gyatso nato a Lhamo Dondrub (Taktser6 luglio 1935) è un monaco buddhista tibetano, nonché l'attuale XIV Dalai Lama del Tibet.


Il 10 agosto 1959, il movimento di resistenza tibetano scatenò una grande sollevazione a Lhasa, che fu duramente repressa dall'Esercito Popolare di Liberazione: migliaia di uomini, donne e bambini vennero massacrati nelle strade della capitale e in altri luoghi. Convinto di dover assicurare la sopravvivenza e l'autonomia delle istituzioni tibetane e rendere pubblica la grave situazione in cui versava il suo Paese, ottenendo il sostegno della comunità internazionale, il Dalai Lama fuggì dal Tibet la notte del successivo 17 marzo, giungendo in India esattamente due settimane dopo. Sostenuto da Jawaharlal Nehru, primo capo di governo dell'India autonoma, prese residenza a Dharamsala con un seguito di centoventimila tibetani e formò un governo in esilio, divenendo così il primo Dalai Lama costretto a vivere a tempo indefinito al di fuori del Tibet. Molto attivo a vantaggio dei rifugiati politici tibetani che ogni anno sfuggono in massa alle persecuzioni della Repubblica Popolare Cinese, procurando tutto ciò che occorre loro per vivere, il Dalai Lama avviò una lotta basata sulla nonviolenza e la disobbedienza civile sull'esempio del Mahatma Gandhi, di cui si definisce tuttora un grandissimo ammiratore. Negli anni settanta, ancora intrigato dai racconti del suo vecchio amico Harrer al Potala, visitò per la prima volta l'Occidente, impegnandosi nella divulgazione a livello internazionale del dramma del suo popolo sotto il dominio cinese. ormai da anni, il Dalai Lama è regolarmente denunciato dal governo cinese come un pericoloso secessionista desideroso di provocare il disfacimento dell'unità nazionale cinese. Ciononostante, a partire dagli anni ottanta, di fronte all'isolamento politico e diplomatico del Tibet e forse anche in considerazione della presenza di elementi filocinesi tra le nuove generazioni di tibetani rimaste in patria, porta avanti l'idea dell'autonomia interna, anziché quella dell'indipendenza vera e propria, della cosiddetta Regione Autonoma del Tibet, lasciando la gestione della difesa e degli affari esteri alla Cina, come già avviene per Paesi come il Principato di Monaco e quello del Liechtenstein. Anche se non in modo continuato, ci sono stati colloqui fra il governo tibetano in esilio e la Cina, ma mentre il primo desidera soprattutto discutere dello stato del Tibet all'interno della Cina, l'altra vuole limitare gli accordi alle condizioni del ritorno del Dalai Lama Lhasa.

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