ACCADDE IL 13 GIUGNO

13 giugno 1946 – ItaliaUmberto II di Savoia lascia l'Italia dopo il referendum istituzionale del 2 giugno





Umberto II di Savoia (Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di Savoia; Racconigi, 15 settembre 1904 – Ginevra, 18 marzo 1983) è stato Luogotenente Generale del Regno d'Italia dal 1944 al 1946 e ultimo Re d'Italia, dal 9 maggio 1946 al 18 giugno dello stesso anno.

Dopo il risultato del Referendum istituzionale del 2 giugno il 13 giugno il Consiglio dei ministri trasferì ad Alcide De Gasperi, con un atto definito rivoluzionario da Umberto II, le funzioni accessorie di capo provvisorio dello Stato.

A causa della brevissima durata del suo regno, poco più di un mese, venne soprannominato Re di maggio.

Il 16 marzo 1946 il principe Umberto aveva decretato che la forma istituzionale dello Stato sarebbe stata decisa mediante referendum, contemporaneo alle elezioni per l'Assemblea costituente.

Nella giornata del 2 giugno e la mattina del 3 giugno 1946 ebbe dunque luogo il referendum per scegliere fra monarchia o repubblica. La maggioranza in favore della soluzione repubblicana fu di circa due milioni dei voti validi, anche se non mancheranno tentativi di ricorsi e voci di presunti brogli. Il consiglio dei ministri stabilì che, a seguito della proclamazione dei risultati provvisori del 10 giugno, si era creato un regime transitorio e di conseguenza le funzioni di capo dello Stato passavano ope legis e con effetto immediato (si era alla mattina del 13) al presidente del consiglio, in esecuzione dell'art. 2 del decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98. Messo di fronte all'azione del governo, Umberto II, informato dal generale Maurice Stanley Lush che gli angloamericani non sarebbero intervenuti a difesa del sovrano e della sua incolumità neanche in caso di palese spregio delle leggi, e in particolare nel caso di un possibile assalto al Quirinale sostenuto dai seguaci dei ministri repubblicani, volendo evitare qualsiasi possibilità di innesco di guerra civile, cosa che era nell'aria dopo i morti di Napoli, decise di lasciare l'Italia. Il motivo per cui Umberto non volle attendere la seduta della Corte di cassazione fissata per il 18 giugno, prima di partire dall'Italia, non è mai stato ufficialmente chiarito. La partenza del re, comunque, dava via libera senza ulteriori intoppi all'istituzione della forma repubblicana, dal momento che anche la Corte di cassazione ne confermò la vittoria. Inoltre la corte, con dodici magistrati contro sette e sia pur con il voto contrario del presidente Giuseppe Pagano stabilì che per "maggioranza degli elettori votanti", prevista dalla legge istitutiva del referendum (art. 2 del decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946, n. 98), si dovesse intendere "maggioranza dei voti validi", diversamente da quanto sostenuto dai sostenitori della monarchia. In ogni caso, i voti favorevoli alla Repubblica risultarono di un numero superiore anche della maggioranza degli elettori votanti, e cioè 12 718 641, contro la inferiore somma dei 10 718 502 di voti per la monarchia e 1 498 136 di voti nulli (pari a 12 216 638 voti). 

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