GLI ASSASSINI DELLA RUE MORGUE - Edgar Allan Poe

La letteratura universale,
a cura di Antonella Di Vincenzo

INCIPIT
Le facoltà mentali che si sogliono chiamare analitiche sono, di per se stesse, poco suscettibili di analisi. Le conosciamo soltanto negli effetti. Fra l’altro, sappiamo che, per chi le possiede al più alto grado, sono sorgente del più vivo godimento. Come l’uomo forte gode della sua potenza fisica e si compiace degli esercizi che mettono in azione i suoi muscoli, così l’analista si gloria di quella attività spirituale che serve a «risolvere». E trova piacere anche nelle occupazioni piú comuni purché diano gioco al suo talento. Così gli piacciono gli enigmi, i rebus, i geroglifici; e nelle soluzioni dimostra un acume che al discernimento volgare appare soprannaturale. E i risultati, abilmente dedotti dalla stessa essenza e anima del suo metodo, hanno veramente tutta l’aria dell’intuito.


FINIS
– Lasciatelo dire, – concluse Dupin che non aveva giudicato opportuno ribattere quelle osservazioni – lasciatelo discorrere: si alleggerirà la coscienza. Mi basta di averlo battuto sul suo stesso terreno. Nondimeno, non c’è poi tanto da stupirsi che egli non abbia saputo risolvere questo mistero; è un uomo, a dire il vero, un po’ troppo astuto per esser profondo. La sua scienza non ha base. È tutto testa e non ha corpo, come le immagini della dea Laverna o, se preferite, tutto testa e spalle come un merluzzo. Ma, dopo tutto, è un brav’uomo. Mi piace specialmente per un certo magistrale colpo di bernoccolo al quale deve la sua fama d’uomo d’ingegno. Voglio dire il modo che ha «de nier ce qui est, et d’expliquer ce qui n’est pas»

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