HA APERTO IL SALONE DEL LIBRO 2020

Conferenza inaugurale dal titolo "Conseguenze inattese"



Il 14 maggio si è aperto il Salone del Libro, versione interamente online. Il filmato si è aperto con le immagini di una Torino deserta.

Poi sono comparse le persone con le mascherine.
La telecamera è entrata quindi dentro la Mole Antonelliana.

Qui il presidente del Salone del Libro Nicola Lagioia ha rivolto qualche parola di benvenuto e una breve introduzione al pubblico e poi ha passato la parola ad Alessandro Barbero. Storico esperto del Medioevo e volto televisivo grazie alle sue partecipazioni a Super Quark e al programma storico di Paolo Mieli Passato e PresenteA lui il compito di aprire l'edizione 2020 del primo Salone virtuale con un intervento sul tema Conseguenze inattese.

L'argomento non poteva essere più attuale dato che ha parlato di come l'umanità ha reagito alle grandi epidemie.

Barbero ha usato un linguaggio essenziale ma efficace, specie nelle immagini evocate.

Ha ricordato, in prima battuta, una conferenza tenuta all'Università Statale di Milano a febbraio di quest'anno. Con i giovani presenti ricordava come un loro coetaneo del 1920 avesse assistito a due fatti di portata storica, la Grande Guerra e la Rivoluzione Russa.
Per la generazione che lo stava ascoltando, l'unico evento epocale era stato l'11 settembre 2001.

Poi, però, è arrivato il virus. E allora, guardando al passato e alle grandi epidemie, Barbero ha evidenziato, per il presente, una prima, importante differenza.

Tutti i governi, in quasi tutti i paesi del mondo si sono dati una priorità: proteggere la salute dei cittadini.

Ha quindi fatto un excursus storico per ripercorrere le pandemie del continente europeo e vedere cosa è accaduto dopo, di inatteso.

Ha citato allora la peste del 1348, quella del Decameron di Boccaccio.

Arrivava in un momento di prosperità per il Continente che però si accompagnava a una crescita demografica disordinata.
Dopo la peste la popolazione era decimata e quel che è peggio è che la pestilenza sarebbe diventata un fenomeno ricorrente nei secoli successivi. 
Si cita, infatti, quella del 1630, di manzoniana memoria. Governi e persone hanno dovuto imparare a conviverci.

L'inatteso è che si sono messi a punto strumenti preventivi come la chiusura delle città, il confinamento dei malati in casa o nei lazzaretti. Nasceva la quarantena per le navi.

Si è capito il valore delle persone oltre al lavoro che svolgevano e così migliorano, poco alla volta, le loro condizioni economiche e di vita.

Avendo denaro e tempo a disposizione sono nate le attività di intrattenimento e, di fatto il turismo.

Questo per dire che l'umanità sa imparare dal passato e dal vissuto e reagisce.

Barbero ha chiuso il suo intervento citando l'esperienza di Gaetano Salvemini. Uomo politico e docente universitario a Firenze, lascia il nostro paese all'indomani dell'omicidio Matteotti nel 1925.

Rientra nel 1949 quando ha 75 anni.

Ritorna nella sua università ed esordisce alla prima lezione dicendo "Come stavamo dicendo...".

Per Salvemini non si poteva né si doveva dimenticare il passato ma era tempo di ricominciare.

Definì gli Italiani al lavoro per ricostruire il Paese come "formicaio umano in piena efficienza".
Lo sguardo di Salvemini, era di speranza. La stessa che, secondo Barbero, caratterizzerà il dopo virus.

Antonella Di Vincenzo


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